Google in Europa appare più goffa di come ce l'eravamo immaginata. Dove si muove scatta una denuncia: che si tratti di privacy o mercato. L'ennesima tegola antitrust si deve alla società portoghese Aptoide, che ha sviluppato un suo Android app store. Ormai ce ne sono a bizzeffe: fra i più famosi basta citare Apinik, Appland, Appitalism, Indiroid, eccetera.
Martedì il fondatore di Aptoide, Paulo Trezentos, ha depositato i documenti per dimostrare l'abuso di posizione dominante attuato dal colosso statunitense nei confronti dei piccoli store concorrenti.
Aptoide
"Noi stiamo lottando per crescere, e anche sopravvivere, dato che Google pone sistematicamente ostacoli agli utenti che installano store alternativi su Android e blocca la competizione sul suo Google Play store", ha spiegato Trezentos al Wall Street Journal.
Al momento né Google né l'autorità antitrust europea si sono espressi sulla vicenda, ma è solo questione di tempo. Bisogna comunque sottolineare che questa storia non ha nulla a che fare con l'altra denuncia del consorzio industriale Fairsearch Europe (Microsoft, Oracle, Nokia e altri colossi) che riguarda i presunti comportamenti anticoncorrenziali attuati per favorire le app Google su Android. In questo caso pare che Google obblighi i produttori di smartphone a pre-installare le sue app, ma la querelle è ancora aperta e l'Antitrust UE sta cercando di trovare un accordo.
"L'obiettivo di Google è semplice: prevenire che consumatori e aziende possano scegliere uno store di app basandosi sulla qualità della tecnologia adottata", ha aggiunto il fondatore di Aptoide. E per farlo è stato persino bloccato l'accesso alla piattaforma via browser Chrome.
Secondo tre focus group condotti da Aptoide la stessa procedura di installazione dell'Aptoide app store richiede tra i 10 e i 14 passaggi, a seconda della versione Android. Il problema è il cosiddetto "unknown sources" che indica le fonti non certificate da Google. Insomma se chiedete a Mountain View di Aptoide vi diranno che non li conoscono. Li temono e basta.