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a cura di Alessandro Crea

Da oggi negli Stati Uniti è legale condividere e scaricare da Internet progetti di armi realizzabili tramite stampa 3D. Tuttavia un giudice di Seattle ha emanato un ordine restrittivo temporaneo che vieta di postare sul Web i progetti, sottolineando l'intrinseca pericolosità di diffondere armi potenzialmente irrintracciabili e realizzabili da chiunque.

Facciamo un passo indietro e cerchiamo di capire cosa è successo. Come forse ricorderete tutto è iniziato nel 2013 con un'azienda texana, la Defence Distributed, il cui fondatore Cody Wilson, aveva condiviso sul Web il progetto CAD di una pistola a singolo colpo, la Liberator Pistol. All'epoca l'intervento da parte del Dipartimento di Stato statunitense fu immediato e la diffusione ufficiale online del progetto fu bloccato per violazione delle norme sulla esportazione di armi.

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Progetti CAD

Wilson però non si è arreso, decidendo anzi di avviare una vera e propria battaglia legale basata sulla richiesta di applicazione del Primo e del Secondo Emendamento. Per i legali di Defence Distributed infatti il codice sorgente equivale a un qualsiasi discorso, orale o scritto come nel caso di un articolo. Sarebbe quindi protetto dal diritto di parola e di stampa sancito nel Primo Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti, per cui la sua diffusione non può essere in alcun modo limitata né vietata. Il Secondo Emendamento invece è quello che garantisce a tutti i cittadini statunitensi il diritto di possedere armi da fuoco.

Su queste basi giuridiche e con l'aiuto della lobby Second Amendment Foundation (SAF) alla fine Wilson l'ha spuntata, costringendo il Ministero di Giustizia a proporre un accordo per chiudere la questione. Da oggi dunque chiunque avrebbe potuto condividere online i progetti CAD di un'arma, da una semplice pistola a un fucile d'assalto, discuterne nei forum dedicati, proporre modifiche e in ultimo scaricare i progetti per realizzare materialmente le armi.

liberator
Liberator Pistol

Qui la questione si fa più delicata e complessa. È vero infatti che a questo punto chiunque abbia il software adatto e una stampante 3D, dopo aver acquistato senza problemi i materiali plastici, possa realizzare qualsiasi arma. Tuttavia questo vale soprattutto per le pistole, mentre per realizzare armi più grandi come fucili o fucili d'assalto, servirebbe avere stampanti 3D grandi e molto costose, che non tutti possono permettersi, anche se non bisogna dimenticare le numerose organizzazioni paramilitari presenti negli USA e le organizzazioni terroristiche a cui i fondi certamente non mancano.

Una legge precedente, l'Undetectable Firearms Act del 1988, stabilisce inoltre che qualsiasi arma, indipendentemente dal materiale con cui è realizzata, deve necessariamente essere dotata di un percussore metallico, così poter essere sempre rilevata.

Leggi anche: USA, dalla stampa 3D di una pistola ai fucili d'assalto

È evidente però che chiunque voglia realizzare un'arma in 3D per commettere un crimine, dalla semplice rapina all'attentato, non sia molto spaventato dal rischio di violare questa legge dotando la propria arma di un percussore plastico.

Allo stesso modo anche la difficoltà di realizzare armi più letali come ad esempio un fucile d'assalto AR-15, i cui progetti coperti da brevetto non potrebbero essere condivisi pubblicamente, è relativamente facile da aggirare. La stessa Defence Distributed infatti propone i cosiddetti progetti 80 lower, che contengono cioè troppi pochi elementi del modello completo originale perché il prodotto finale sia considerato un'arma dal Governo. L'utente potrà sempre reperire poi in un secondo tempo sul Web gli schemi per tutti i pezzi mancanti, assemblando così una replica perfetta.

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Insomma, i rischi per la sicurezza sono sotto gli occhi di tutti, anche se secondo gli esperti queste repliche non potrebbero sparare più di uno o due colpi prima di cadere a pezzi. Inoltre non possono sparare in modalità automatica o semi automatica, vanno ricaricate manualmente e non sono solitamente molto precise. In ogni caso anche alcuni senatori repubblicani hanno espresso perplessità e timori e certo l'iniziativa non incontra il favore della lobby delle armi tradizionali, che è favorevole al Secondo Emendamento ma vede nella distribuzione di progetti open sul Web un concorrente scomodo. Il Presidente degli Stati Uniti ha mostrato preoccupazione in un tweet sull'argomento, ora non resta che aspettare l'evolversi di questa complessa situazione.