Bankitalia: Bitcoin sconsigliato perché mancano regole

La Banca d'Italia sconsiglia di scegliere i Bitcoin come prodotto d'investimento a causa della mancanza di regole e dei rischi rilevanti che ne conseguono. Il commento della Bitcoin Foundation è generalmente positivo.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Bankitalia sconsiglia di integrare Bitcoin nei prodotti d'investimento, perché l'assenza di regole certe e tutele potrebbe mettere a rischio il patrimonio. Il messaggio della Banca d'Italia è dedicato alle valute elettroniche in generale, tra le quali Bitcoin è la più famosa. L'istituzione si accoda così all'opinione della European Banking Authority (EBA), che lo scorso dicembre aveva pubblicato una nota del tutto simile al documento di Bankitalia.

"In assenza di adeguati presidi e di un quadro legale certo circa la natura giuridica delle valute virtuali, quei rischi possono esporre a perdite e inficiare, di conseguenza, la consistenza del patrimonio di vigilanza e la stabilità stessa degli intermediari", afferma Bankitalia, per poi aggiungere che "le concrete modalità di funzionamento degli schemi di valuta virtuale possono integrare, nell'ordinamento nazionale, la violazione di disposizioni normative, penalmente sanzionate".

bankitalia

L'autorità bancaria evidenzia come punti critici, oltre all'assenza di regole, il fatto che le criptomonete non sono emesse né controllate da entità bancarie o autorità pubbliche, che non sono legate a una valuta riconosciuta, e che in generale non sono moneta legale. Si cita anche il fatto che i BTC si potrebbero usare per riciclare denaro.

Affermazioni del tutto corrette, come riconosce anche la Bitcoin Foundation nel documento pubblicato in risposta alla nota di Bankitalia. Gli esperti di criptomonete rilevano che le autorità bancarie puntano "ad avere un quadro normativo omogeneo, cioè che sia comune fra tutti gli istituti bancari e le varie nazioni appartenenti all’eurozona".

Non si tratta però di un anatema contro Bitcoin e simili, ma piuttosto di un consiglio indirizzato agli intermediari finanziari, quei soggetti che (come le banche appunto) gestiscono il denaro di investitori grandi e piccoli. A loro Bankitalia sconsiglia di usare valute virtuali, appunto per i rischi citati. Doveroso, se si decide di procedere comunque, informare adeguatamente i clienti così come previsto dalle attuali norme.

bitcoin

"Le banche e gli altri intermediari vigilati dalla Banca d'Italia devono rendere edotti di tale orientamento i clienti, persone fisiche o giuridiche, operanti nel settore delle VV, prima di intraprendere operazioni della specie con essi".

Nessun divieto quindi, ma un consiglio diretto agli operatori finanziari tutto sommato ragionevole, che si potrebbe sintetizzare in "è una scelta rischiosa, sarebbe meglio evitarla". Detto questo però a nessuno viene proibito di operare in valute virtuali, sempre che si forniscano informazioni chiare e trasparenti.

"Visto che prima di queste comunicazioni, banche che fornissero servizi con le crittovalute non ve ne erano, su questo aspetto non ci saranno cambiamenti. Per quanto riguarda invece chi aveva intenzione di aprire servizi legati alle crittovalute, e avesse timore ad aprire conti in Italia, o si fosse già trovato porte chiuse, è probabile che le cose cambieranno in meglio. Per un ipotetico comune servizio di exchange questa sarà probabilmente una buona notizia".

Da sempre infatti le persone che investono e usano Bitcoin e altre valute alternative sperano che nasca un sistema di regole che renda più solida questa novità finanziaria, rispettandone comunque la natura libera e decentralizzata.

La regolamentazione "dovrebbe puntare principalmente a definire il comportamento degli intermediari fra il mondo delle monete fiat (euro, dollari ecc …) e le crittovalute. Lasciando quindi libero il mercato delle crittovalute di definirsi, auto-regolamentarsi ed evolversi".

"Il nostro principale timore è che una regolamentazione troppo stringente potrebbe portare a una grossa limitazione delle offerte di servizi e prodotti, aumentandone i prezzi, calandone la qualità e creando possibili situazioni di cartello", conclude infatti la risposta di Bitcoin Foundation.