Bitcoin è un esperimento fallito, parola di esperto

Il progetto Bitcoin è ormai un fallimento definitivo, secondo lo sviluppatore Mike Hearn. A controllare la potenza di calcolo è un gruppo troppo ristretto, il Grande Firewall cinese crea problemi tecnici insormontabili, ma soprattutto si è persa la comunità.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

L'esperimento Bitcoin è fallito, ormai è chiaro. A dirlo è Mike Hearn, sviluppatore che ha dato un grande contributo al progetto, tanto con il proprio lavoro quanto con diversi interventi pubblici mirati alla divulgazione della criptomoneta.   

"Nonostante sia stato sempre consapevole che Bitcoin avrebbe potuto fallire, mi rattrista molto l'innegabile conclusione: Bitcoin ha fallito", scrive Hearn in un post che ha fatto crollare del 10% il valore di scambi tra Bitcoin e dollaro USA. "Non prenderò più parte allo sviluppo di Bitcoin, e ho venduto tutti quelli che possedevo", aggiunge lo sviluppatore. Secondo Hearn la criptomoneta ha fallito perché sono venute a mancare le sue stesse fondamenta.

"Doveva essere una forma di valuta nuova, decentralizzata, senza istituzioni sistematicamente importanti e troppo grande per fallire ma è diventato qualcosa di ancora peggiore: un sistema completamente controllato da poche persone".

Bitcoin 014

Hearn fa una lista di difetti, quali l'impossibilità di muovere il capitale BTC esistente, la possibilità di ritirare un pagamento dopo lo scambio merce (recente), il fatto che il controllo sia quasi tutto localizzato in Cina, dietro al Grande Firewall, o gli scontri anche molto accesi tra i soggetti partecipanti al progetto.

Il problema peggiore, comunque, riguarda senz'altro il limite alla dimensione dei blocchi nella blockchain (block size). Secondo Hearn e altri è necessario innalzare tale limite, ma altri credono l'opposto e al momento questo gruppo è nettamente dominante. I dettagli tecnici sono molti, relativamente complessi, e chi vuole approfondire può farlo leggendo il post di Hearn.

Il tema della dimensione dei blocchi ha portato a scontri anche molto duri, ma il dibattito ha raggiunto solo poche persone - perché è nato anche un problema di censura.

"Nel giro di soli otto mesi, Bitcoin è passata da comunità aperta e trasparente ad essere dominata da una censura imperante e bitcoiner che attaccano altri bitcoiner".

A prova di questo, Hearn cita la sua esperienza diretta, e la tremenda censura che ha subito con il suo software Bitcoin XT, che avrebbe avuto la possibilità di risolvere il più pressante dei problemi tecnici. La censura ha funzionato, oscurando buona parte delle informazioni agli investitori. E quando Bitcoin XT cominciava a funzionare, nonostante tutto, la risposta furono devastanti attacchi DDoS, abbastanza potenti da mettere fuori gioco ISP di piccole dimensioni. A opera, si suppone, di chi vuole mantenere Bitcoin Core l'unico software di riferimento, per timore o per interesse. Bitcoin, secondo Hearn, è quindi giunta al capolinea.

"Anche se nascesse un nuovo team per Bitcoin Core, resterebbe il problema che la maggior parte della potenza è concentrata dietro al Grande Firewall. Bitcoin non ha futuro finché è controllata da meno di dieci persone. E non ci sono soluzioni in vista per questo problema: non ci sono nemmeno dei suggerimenti. Per una comunità che è sempre stata preoccupata dal fatto che la block chain finisse nelle mani di un governo oppressivo, c'è un bel po' di ironia".

Gli ultimi due paragrafi scritti de Hearn, tuttavia, concedono spazio a un minimo di speranza. Altre persone stanno provando a creare software alternativi a Bitcoin Core, e ci sono ancora fatti positivi che possono evolversi nel migliore dei modi. Hearn augura buona fortuna a chi vuole continuare a provarci, ma per lui questo cammino è finito.