Brave, il browser con adblock che farà felici i siti web

Brave è un nuovo browser basato su Chromium che vuole bloccare la pubblicità tracciante per servirne altra, più digeribile. Anche gli utenti ci guadagneranno. L'idea è del cofondatore di Mozilla Brendan Eich.

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a cura di Manolo De Agostini

C'è un nuovo browser sulla scena, si chiama Brave ed è stato creato dalla startup Brave Software fondata da Brendan Eich, meglio noto per essere cofondatore di Mozilla e creatore del linguaggio di programmazione JavaScript. La startup (che conta su 10 persone e 2,5 milioni di fondi) ha pubblicato una prima versione (0.7) destinata ai tester per Mac, Windows, iOS e Android sotto licenza open source. Brave è basato su Chromium.

Questo browser ha un "adblock" integrato che secondo Eich "blocca tutti i cookie di terze parti che tracciano, tutte le tecniche di fingerprinting, tutti gli script che provano a iniettare pubblicità - blocchiamo tutta quella roba". Il risultato è un caricamento delle pagine il 40% più rapido su desktop e fino a quattro volte più celere su mobile.

brave eich
Schermata di Brave su Mac - foto: VentureBeat

La novità rispetto a un semplice browser con adblock è che in futuro permetterà di supportare chi pubblica i contenuti. In che modo? Brave mostrerà nuove pubblicità che permetteranno di suddividere il fatturato tra chi pubblica i contenuti, utenti, partner e ovviamente la stessa Brave.

A chi già storce il naso, vedendoci solo un misero tentativo di entrare in un business (quello pubblicitario) e ottenerne profitto, Eich risponde che se ci saranno abbastanza utenti Brave potrebbe essere "una migliore fonte di fatturato rispetto alle inserzioni tradizionali" (fonte: The Verge).

La speranza è che il numero di utenti che usano Brave cresca raggiungendo numeri che permettano di generare più soldi per i siti di quanti ne garantisca il sistema tradizionale. Secondo Eich il pareggio tra soldi persi dal blocco delle pubblicità e pubblicità servite da Brave si potrebbe raggiungere con poco meno di 15 milioni di utenti.

"Il primo progetto dell'azienda è di sviluppare un modo che confermi che l'utente abbia visto e cliccato su una pubblicità senza affidarsi ai metodi di tracciamento tradizionali", spiega The Verge. "L'azienda ha già un piano basato su semplici tag d'interesse" che permetteranno di rivolgersi a un'audience senza identificare gli utenti singolarmente.

La sfida è trovare inserzionisti disposti a pagare per tali posizionamenti - ma Eich dice che la risposta da parte delle agenzie pubblicitarie tradizionali è stata positiva: "Le agenzie sono disposte a farlo perché sono preoccupate dal blocco della pubblicità". Allo stesso tempo Brave sta lavorando su un modo per permettere agli utenti di pagare i publisher (i siti) dei contenuti direttamente. Il 55% del fatturato pubblicitario andrà ai detentori del sito, lasciando il 15% ciascuno a Brave, i suoi partner pubblicitari e all'utente stesso. Il 15% destinato all'utente sarà inserito in un portafogli personale amministrato tramite protocollo Bitcoin.

Gli utenti potranno ritirare i soldi quando vogliono, ma la speranza è che li redistribuiscano ai siti, lasciando micropagamenti per singoli articoli o facendo una donazione ai siti che visitano più spesso. Per il resto il browser offre molte funzioni degli altri browser moderni, ma al momento mancano aspetti come la sezione cronologia, preferiti, il gestore dei segnalibri e la cartella del download. Arriveranno in futuro. Il Brave Vault permetterà di archiviare preferiti e password degli utenti e anonimizzare l'attività di navigazione per rendere semplice la sincronizzazione di dati tra diversi dispositivi. Piuttosto che richiedere username e email, infatti, il sistema si affiderà da un "universally unique identifier" (UUID) che funziona in modo simile a un codice QR.

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