Bug nei chipset Intel per Sandy Bridge, richiamo

Scovato un bug nei chipset Intel della serie 6 per CPU Core di seconda generazione, nome in codice Sandy Bridge. Le soluzioni P67 e H67 hanno un problema che riduce le prestazioni delle porte SATA 3 Gbps. Intel e gli OEM pronti al richiamo dei prodotti, l'impatto finanziario è di 1 miliardo.

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a cura di Manolo De Agostini

Intel ha scoperto un bug nel design dei chipset della serie 6 (P67 e H67), nome in codice Cougar Point, per processori Core di seconda generazione (Sandy Bridge). In alcuni casi le porte Serial-ATA (SATA) dei chipset potrebbero presentare un calo delle prestazioni nel corso del tempo, influenzando di conseguenza l'operatività dei dispositivi collegati, siano essi hard disk, SSD oppure lettori DVD/Blu-Ray.

Sarebbero all'incirca 8 milioni i chipset prodotti e affetti da questo bug, un problema di tipo hardware che richiede una nuova revisione del silicio. Il bug non riguarda le porte SATA III (6 Gbps) ma quelle di precedente generazione, le SATA II (3 Gbps).

I chipset Cougar Point hanno, infatti, due insiemi di porte - quattro SATA 3 Gbps e due SATA 6 Gbps - ognuna con la propria fonte PLL. Il problema riguarda proprio un transistor - che ha un gate molto sottile che consente di attivarlo grazie a una tensione molto bassa - di questa componente.

Sfortunatamente al transistor è fornita più tensione del necessario, e questo genera una dispersione di corrente superiore alle attese. A seconda delle caratteristiche fisiche del transistor, la dispersione di corrente può aumentare nel corso del tempo e portare al malfunzionamento, fino alla rottura, delle porte SATA 3 Gbps. In tal caso i dischi non saranno più visti dal sistema, ma non si dovrebbero verificare perdite di dati. All'occorrenza potrete quindi collegare l'hard disk o l'SSD a un altro PC per recuperare le informazioni.

Intel e gli OEM hanno scoperto il problema proprio aumentando tensione e temperatura del chipset. L'aspetto curioso è che il bug è stato ravvisato sulla revisione B dei chipset e non su quella precedente, teoricamente meno matura. Ora ci vorrà una nuova versione, probabilmente chiamata C, per risolvere il pasticcio. Secondo indiscrezioni la soluzione trovata da Intel sarebbe quella di togliere tensione al transistor incriminato. A quanto pare non si tratterebbe di una componente chiave per la funzionalità delle porte e dei chipset stessi.

Intel in questo momento ha bloccato la produzione e la vendita dei chipset con il bug. L'azienda ha già iniziato a produrre la revisione che risolve il problema e spera di poterla offrire ai consumatori sul finire di febbraio – ma si vocifera metà marzo. Il ripristino della piena produzione in volumi è atteso per il mese di aprile.

"Intel lavorerà con i partner OEM per pianificare il richiamo dei chipset con bug e supportare le modifiche e le sostituzioni necessarie sulle schede madre o i sistemi. I sistemi con questi chipset sono in vendita dal 9 gennaio e solo pochi consumatori dovrebbero essere affetti dal problema", ha dichiarato la casa di Santa Clara.

Chipset P67, schema a blocchi

Per quanto concerne l'Italia, abbiamo contattato Andrea Toigo - Technology Specialist di Intel Italia - il quale ci ha informato che l'azienda non ha realizzato stime sul numero di prodotti venduti nel Bel Paese equipaggiati con i chipset difettosi. Toigo ha inoltre aggiunto, concludendo, che Intel si prefigge da sempre elevati standard qualitativi per ogni suo prodotto e quindi, in questo caso, l'azione di richiamo è più che dovuta.

Se avete acquistato una scheda madre per processori Sandy Bridge, contattate l'azienda produttrice. I produttori di motherboard stanno infatti preparando il sistema di RMA per supportare i propri clienti. Lo stesso consiglio è valido nel caso abbiate acquistato un sistema completo o un notebook. Chi non ha acquistato una piattaforma Sandy Bridge - ma era in procinto di farlo - aspetti la nuova revisione del chipset.

Dato che si parla di chipset in vendita dal 9 gennaio, i consumatori affetti dal problema dovrebbero essere un numero esiguo. Il bug si scarica maggiormente sui produttori di notebook, PC e motherboard. Pensate, infatti, a quei produttori - tra cui anche la tanto chiacchierata Apple – che per via di questo bug potrebbero essere costretti a ritardare l'uscita di alcune linee di prodotto. Apple, in particolare, è legata esclusivamente a Intel e - salvo colpi di scena - non può decidere di puntare sulle piattaforme AMD per mantenere i propri volumi di vendita. Il ritardo dei MacBook, seppur a riguardo ancora non si sappia nulla, potrebbe essere tra gli effetti collaterali da mettere in conto.

L'impatto finanziario su Intel di questo bug è di circa 1 miliardo. Trecento milioni di dollari di fatturato in meno nel primo trimestre e 700 milioni tra costi di riparazione e rimpiazzo dei materiali. Intel, tuttavia, guarda al futuro in maniera positiva. Ha completato l'acquisizione della divisione wireless di Infineon e chiuderà l'acquisto di McAfee entro la fine del primo trimestre.

Intel ha rivisto le stime del primo trimestre 2011, portando quella sul fatturato da 11,5 miliardi (più o meno 400 milioni di dollari), a 11,7 miliardi. Il margine lordo dovrebbe essere del 61 percento (più o meno un paio di punti percentuale) rispetto al precedente 64 percento (più o meno un paio di punti percentuale). La spesa per ricerca e sviluppo e acquisizioni/fusioni dovrebbe passare da 3,4 a 3,6 miliardi di dollari.

Per quanto riguarda l'intero anno fiscale, Intel pensa di crescere tra il 15 e il 20 percento, a dispetto del 10 percento pronosticato in passato. Il margine lordo per l'intero anno dovrebbe essere del 63 percento (più o meno alcuni punti percentuali) rispetto al 65 percento anticipato. La spesa per ricerca e sviluppo dovrebbe passare da 7,3 a 8,2 miliardi di dollari.

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