Bulldozer deludente, ecco cosa ha sbagliato AMD

Un ex ingegnere di AMD illustra i motivi per cui la nuova architettura Bulldozer ha deluso. A suo dire l'azienda non progetta più i chip a mano ma si affida a una serie di strumentazioni automatiche.

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a cura di Manolo De Agostini

Un vecchio post di un ex ingegnere AMD, pubblicato qualche mese fa ma scoperto solo ora, potrebbe spiegare il motivo per cui i processori Bulldozer hanno deluso. Non bastavano le recensioni poco entusiastiche (come la nostra) ma è arrivato anche l'affondo di chi dice di conoscere i retroscena e ha deciso di vuotare il sacco. O almeno così parrebbe.

Questo signor X risponde al nome di Cliff A. Maier e come spesso accade si è cimentato in un gioco in cui si dilettano molti: scendere dal carro degli sconfitti e puntare il dito alla prima occasione. Nonostante tutto, le sue dichiarazioni (se vere) sono degne di nota. I processori FX non pagherebbero solo un ritardo abbastanza elevato, ma anche "tecniche di progettazione che non hanno permesso ad AMD di ottimizzare le prestazioni".

Maier, che dice di aver lasciato AMD alcuni anni fa, spiega che l'azienda ha deciso di "abbandonare la progettazione a mano (cioè con strumenti tradizionali) di diverse parti critiche per le prestazioni, affidandosi completamente a soluzioni automatiche". Una soluzione buona per velocizzare la progettazione, ma al contempo non adatta ad assicurare massime prestazioni ed efficienza.

"I dirigenti decisero che doveva esserci un interscambio tra il team AMD e quello ex ATI all'interno dell'azienda, il che significava bloccare la progettazione a mano delle CPU e passare a uno stile SoC (System on Chip). Questo ha portato a un calo delle prestazioni, a occupare gran parte dell'area del chip e a ridurre l'efficienza", ha dichiarato l'ingegnere.

"La ragione per cui i DEC Alpha erano sempre più veloci di qualsiasi altra cosa è che ogni transistor era progettato a mano. Intel e AMD hanno sempre fatto così, almeno per le parti critiche del chip. Tutto questo è cambiato prima che me ne andassi", ha dichiarato Maier.

Questo sistema di progettazione avrebbe portato allo sviluppo di un processore il 20 percento più grande e il 20 percento più lento rispetto alla procedura "a mano", con chiare ripercussioni sul comportamento in diversi scenari, dalle prestazioni ai consumi.

Ricordiamo che Zambezi, prodotto a 32 nanometri, è composto da circa 2 miliardi di transistor. Il die da 315 mm² è più piccolo di quello denominato Thuban (346 mm²), ma più grande di Deneb (258 mm²). Sandy Bridge ha dimensioni di 216 mm².

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La differenza con il concorrente diretto di Intel è evidente, ma poiché si parla di retroscena è difficile dire se questa situazione sia figlia del processo di sviluppo adottato, di incompetenza o di altro. Un design non efficiente, inoltre, potrebbe impattare sui margini di guadagno. Si tratta di un aspetto che al consumatore non interessa, ma non è da sottovalutare per un'azienda come AMD che sta cercando di riprendersi da un periodo di crisi nerissima.

A completare la mazzata ci ha pensato l'analista Daniel Berenbaum di MKM Partners, che ha consigliato di vendere le azioni perché l'azienda è "sul punto di diventare irrilevante di fronte al guadagno di quote di mercato nella fascia bassa da parte di ARM e ai vantaggi sempre maggiori di Intel in termini di prestazioni e produzione". Speriamo non avvenga, ma nell'immediato AMD ha due carte da giocarsi: prezzi competitivi e un aggiornamento della gamma FX al più presto. Fortunatamente è previsto un refresh nel corso del primo trimestre 2012. Basterà?