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a cura di Dario D'Elia

La pirateria musicale è stata – e continua ad essere - uno tsunami per le casse dell’industria musicale, ma con l’avvento della distribuzione online legale sembrava che qualcosa stesse cambiando. Apple iTunes, non a caso, qualche settimana fa ha toccato quota miliardo nei download. Adesso però si scopre che il Dipartimento di Giustizia statunitense ha deciso di investigare sul comportamento delle major discografiche. Secondo il procuratore legale generale di NewYork, Eliot Spitzer, le varie case si sarebbero impegnate per la creazione di un cartello che avrebbe dovuto mantenere i prezzi del downloading digitale bloccati.  

Non vi sono ancora molti dettagli al riguardo, ma è certo il coinvolgimento di Universal Music, Sony BMG, Warner Music ed EMI. Con un “patto di ferro” avrebbero cercato, ad esempio, di convincere Apple ad alzare le tariffe della sua amata piattaforma iTunes Music Store.

La divisione antitrust sta investigando sul comportamento delle aziende nel comparto della distribuzione online. Potrebbero profilarsi dei reati riguardanti la competizione”, ha dichiarato il portavoce del Ministero.

Eliot Spitzer aveva iniziato ad indagare lo scorso anno, ma senza coinvolgere ufficialmente le aziende interessate. La novità è rappresentata dall’interessamento di Alberto Gonzales, il procuratore legale generale degli Stati Uniti. Insomma, l’uomo che rappresenta il Governo nazionale. Questo innalzamento dell’attenzione, secondo gli esperti, preluderebbe alla richiesta di subpoena, ovvero mandati di “comparizione”. Nelle prossime settimane, quindi, i rappresentanti delle varie case discografiche potrebbe essere chiamati a fornire dati e spiegazioni sul loro operato. Non è un segreto che nell’ultimo anno si sia consumato un duro confronto fra le stesse ed Apple, colpevole di vendere le tracce online a basso prezzo. All’ingrosso le tracce costano circa 80 centesimi dollaro l’una, iTunes le vende a 99 centesimi di dollaro. Universal Music, Sony BMG, Warner Music ed EMI vorrebbero listini più alti e allo stesso tempo approfittare il più possibile del successo di iTunes Music Store.

Le aziende discografiche raccolgono maggiori introiti da una traccia venduta su iTunes che dalla vendita dei CD. Se vogliono alzare i prezzi è perché sono avide. Un aumento giocherebbe a favore della pirateria e ci perderemmo tutti”, aveva tuonato Steve Jobs, gran capo di Apple, lo scorso anno.

La speranza è che gli enti inquirenti statunitensi facciano chiarezza sul caso, inoltre è certo che le eventuali conseguenze di queste azioni legali si avranno anche nel resto del mondo. La Commissione Europea, intanto, ha deciso di mettere sotto controllo le tariffe di iTunes, giusto per comprendere le motivazioni che si nascondo dietro alle differenze di prezzo applicate negli Stati Uniti, Regno Unito ed Europa continentale.