Caso BitTorrent: Stallone non vince il primo round

C'è un barlume di speranza per i 23 mila utenti BitTorrent che hanno scaricato il film I Mercenari. Il giudice del distretto di Washington ha revocato l'ordinanza con cui garantiva allo US Copyright Group di richiedere i dati sugli utenti agli ISP. Il tutto per i tentennamenti da parte del querelante.

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a cura di Manolo De Agostini

Ventitremila utenti Internet tirano un momentaneo sospiro di sollievo. Accusati di aver scaricato il film "The Expandables" (I Mercenari) attraverso BitTorrent, potrebbero cavarsela grazie a una recente ordinanza dal giudice Robert Wilkins (Stallone non si scarica, 23 mila utenti alla sbarra).

Sembra infatti i detentori del copyright sul film - riuniti sotto lo US Copyright Group - non abbiano ancora inviato le citazioni in giudizio per ottenere informazioni personali sugli imputati, come richiesto in precedenza e concesso dal giudice il mese scorso. Il sito TorrentFreak riporta che a causa di questo immobilismo il giudice sta iniziando a perdere la pazienza e nel frattempo ha revocato la precedente ordinanza.

"... A più di due mesi il querelante ha informato la corte che non è stata inviata nemmeno una singola citazione. La corte ritiene questo particolare sorprendente, se si considera che uno dei motivi indicati per accelerare le indagini era quello che gli ISP solitamente conservano le informazioni necessarie solo per un periodo di tempo limitato (indirizzi IP e altri dati, NdR), e se queste vengono cancellate, non sarà possibile proseguire nell'azione legale".

Wilkins ha quindi messo alle strette lo US Copyright Group, che ora deve provare la competenza giurisdizionale della corte (Washington) sui 23 mila imputati e quindi se è opportuno far confluire migliaia di potenziali procedimenti in un'unica grande azione legale.

"Il Tribunale ritiene inappropriato, e uno spreco delle scarse risorse giudiziarie, concedere e controllare le rilevazioni a carico di imputati che non possono essere perseguiti in questa causa. Se questo distretto è inappropriato, la corte deve archiviare il caso o trasferirlo a un tribunale competente".

Ora i titolari del copyright hanno fino al 21 giugno per rispondere alle nuove richieste della corte e se non lo faranno il caso potrebbe finire nel "cestino". Finirà così anche per il procedimento gemello sul film "The Hurt Locker" (25 mila denunciati per pirateria, serve l'artificiere)? 

Non è dato saperlo in questo momento, ma come tutti ci chiediamo come mai gli avvocati dello US Copyright Group non abbiano ancora iniziato a richiedere i dati sugli imputati ai provider. Forse la verità è che stanno cercando di ottenere risultati "fuori dal processo", tramite accordi extragiudiziari, ma non ci sono conferme.

L'avvocato David Kerr, intervistato da Arstechnica, ha una teoria sul caso. "La percentuale di accordi extragiudiziari per i film porno è di circa l'80 percento, mentre per i film classici è solitamente inferiore al 50 percento. Inoltre, tutti gli accordi per i porno portano in genere a incassare diverse centinaia di migliaia di dollari in più rispetto ai film tradizionali. È possibile andare in un ufficio pubblico e vedere come tutti gli altri casi gestiti da Dunlap (il gruppo avvocati che si occupa della vicenda) differenti dai film porno siano tutti morti".

In poche parole, gli avvocati e i suoi clienti starebbero valutando se l'incasso finale sarà tale da giustificare l'impegno in questo procedimento. Si parla di 23 mila persone, mica poche, e teoricamente gli accordi dovrebbero portare a una cifra sostanziosa. A differenza dei casi sui film porno, in cui la gente è disposta a chiudere rapidamente la faccenda per salvare la propria onorabilità, con i film tradizionali sarebbe più difficile mettere alle strette gli imputati e da questo dato di fatto avrebbe origine l'attuale impasse.