Con la stampa 3D si fanno anche le cellule umane

Ricercatori dell'Università di Oxford hanno sviluppato una procedura per stampare vere e proprie cellule artificiali. Potrebbero servire per somministrare medicinali, ma anche per creare tessuti e organi da trapiantare.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Si potrebbero produrre surrogati delle cellule umane stampati in 3D, o almeno questo è quanto suggeriscono Gabriel Villar e i suoi colleghi dell'Università di Oxford. Gli scienziati hanno infatti realizzato piccole strutture che si comportano come materiali biologici, e potrebbero trovare applicazione in campo medico.

Il meccanismo è quello ormai noto della stampa 3D: si progetta tutto con un computer e un software specifico, non dissimile da AutoCad, e lo si stampa con una macchina speciale. Ovviamente non ci può creare una pseudocellula umana con una Makerbot Replicator, ma il concetto è lo stesso. La procedura è quella mostrata nel video.

Droplet Networks

A fare la differenza è piuttosto "l'inchiostro", che contiene gli stessi elementi biochimici contenuti nelle cellule. In particolare, questa specifica stampa 3D crea compartimenti acquei circondati di lipidi per creare una struttura che mantiene la propria forma e si compone di lembi separati da membrane. Queste ultime, a loro volta, sono simili a quelle che proteggono le nostre cellule, e hanno elasticità e resistenza del tutto comparabili.

Villar parla di queste strutture come "droplet networks", cioè reti di gocce. Il riferimento è alla goccia d'acqua che sta al centro di ogni elemento base, cioè quei compartimenti acquei citati in precedenza. È anche possibile stampare dentro a queste strutture dei pori che imitano i canali proteici che troviamo in alcuni tipi di cellule, e che possono ospitare altre molecole – responsabili della comunicazione tra una cellula e l'altra.

La speranza dei ricercatori è quella di trasformare questa invenzione in un sistema intelligente per la somministrazione di medicinali: basterebbe iniettare queste molecole nel paziente, e aspettare che il suo organismo "richieda" la cura. Ma sarebbe anche possibile usarle per ricostruire tessuti danneggiati, o sostituire cellule malfunzionanti. Ancora più entusiasmante è la possibilità di trapiantare tessuto cerebrale: un'eventualità ancora remota, ma sulla quale si sta già lavorando, così come alla stampa 3D di altri tessuti e interi organi.