Essere startup in Italia: tra incubator-fuffa e realtà

La startup italiana SaveSquared di Andrea Stroppa tenta la scalata al successo.

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a cura di Dario D'Elia

SaveSquared è una piccola startup italiana che ha realizzato un piccolo caricabatteria portatile per tablet e smartphone, malgrado le condizioni economiche avverse. La novità non è tanto nel dispositivo, ma nel modello di business alle sue spalle. "Noleggiamo il servizio di ricarica a università, negozi, ristoranti, aziende, chiunque insomma", ha spiegato Andrea Stroppa, direttore di SaveSquared, nell'intervista a Tom's Hardware. "In pratica affittiamo delle batterie da 2100 mAh con una stazione di ricarica da 8 o 12 slot".

L'idea è che l'avventore si rechi alla reception di un albergo, oppure al desk di una convention, oppure ancora alla cassa di una caffetteria, per ritirare una batteria esterna da collegare al proprio smartphone o tablet. In questo modo potrà continuare a usare il proprio dispositivo senza preoccuparsi di rimanere a corto di autonomia. "La batteria ha un cavetto con tre connettori: micro-USB, iPhone nuovo e dispositivi Apple vecchi", ha aggiunto Stroppa. In sintesi sono compatibili tutti i tipi di prodotti presenti sul mercato.

La base con le batterie

"Per il futuro stiamo già lavorando però a batterie a ricarica induttiva, in modo che la gestione della stazione di ricarica sia ancora più agevole. Per lo standard non abbiamo ancora deciso: stiamo sperimentando. Vorremmo comunque eliminare tutti i cavetti in vista sulla stazione di ricarica".

Il dispositivo SaveSquared è stato fornito durante TechCrunch Italy, nello specifico a 200 persone durante i due giorni di fiera. Lo stesso avverrà durante la prima Maker Faire di Roma (dal 3 al 6 ottobre) completamente dedicata alla stampa 3D. Infine sarà la volta del Pioneers Festival di Vienna il 30 e 31 ottobre. Saranno tutti presenti: Stroppa, l'amministratore Carlo De Micheli (23 anni), il responsabile tecnico Stefano Caso (25 anni) e l'addetto logistico Edwin Lubanga (23 anni).

"Durante gli eventi le batterie vengono usate per dare visibilità ai marchi: attacchiamo l'adesivo degli sponsor", ha aggiunto Stroppa. "Per i negozi, università o alberghi invece abbiamo pensato a un noleggio della stazione di ricarica con le batterie. Circa 50/100 euro al mese, manutenzione e assistenza compresi".

La fase di test

Un sondaggio sul mercato italiano e quello inglese avrebbero confermato infatti che il pacchetto tutto-incluso per le piccole attività sarebbe ideale. Comprare in autonomia un certo numero di dispositivi di ricarica, comunque già disponibili sul mercato, e poi gestirli sarebbe un impegno fastidioso.

"Stiamo sperimentando anche la pubblicità su un piccolo display e-ink da montare sulle batterie. Abbiamo pensato che magari qualcuno non è interessato a pagare l'abbonamento, quindi potrebbe accettare la versione con campagne pubblicitarie. Ma siamo ancora in una fase embrionale, anche se abbiamo già il prototipo".

SaveSquared è già pronta per il mercato, ma il pieno regime è previsto per la fine dell'anno. Anche perché per portare avanti il tutto non si può prescindere da investimenti. E qui scatta il lato curioso della storia di questa startup. "Siamo in fase di selezione da parte di due incubatori per compiere il salto di qualità, uno a Londra del Governo inglese e l'altro a Eindhoven. In Italia ci è stato detto di fare un po' di soldi, far funzionare il business e poi farsi rivedere", spiega Stroppa.

De Micheli e Stroppa

Gli incubatori italiani di cui parla Stroppa sono fra i più conosciuti in Italia. Quelli osannati dalla stampa nazionale che normalmente si nascondono dietro a corsi, eventi, premi, etc. "Fanno sempre passare gli amici degli amici. Poi comunque puntano più sul software che l'hardware. Non hanno una visione a lungo termine", ammette il giovane. "Che io sappia nessuno ha mai sfondato. Forse in passato o comunque gente che poi è scappata all'estero. Se rimani qui ti autodistruggi piano piano".

Secondo il 19enne il mercato italiano non è pronto ad accogliere le novità tecnologiche. Alcuni brancolano nel buio, partecipano a eventi e magari prendono premi ma alla fine "favoriscono solo gli addetti ai lavori che hanno creato il network di startup".

"Ti senti dire bravo, bravo ma alle fine non concludi", sentenzia Stroppa. "E non cambierebbe nulla stare in un posto o un altro. E dire che saremmo disponibili a spostarci per mandare avanti il progetto", conclude Stroppa.

"Io sarò anche troppo negativo, ma credo che fra un po' esploderà la bolla. Chi riesce a farcela però deve essere davvero bravo, perché a volte sembra impossibile".

Caso e Openda

E dire che Stroppa è uno dei giovani più in vista nel panorama italiano. Ha 19 anni, vive a Roma e si occupa di sicurezza informatica. Scrive su LaStampa, La Repubblica e Huffington Post. È membro dello staff della conferenza hacker, HackInTheBox, e Servizio Pubblico di Michele Santoro l'ha nominato "tra le persone più influenti nel panorama web italiano". Tempo fa un suo studio sui falsi follower di brand e VIP che spopolano nei social network ha avuto visibilità internazionale. Ha ricevuto persino complimenti dai colossi IT statunitensi e da professori di Stanford, Harvard, MIT, Hong Kong University e Oxford.

Che dire: ha tutte le carte in regola per essere snobbato al di fuori del Web. Sempre che non abbia successo. A quel punto sarebbe bello vedere le facce degli incubetor (sic).