Avatar di Alessandro Crea

a cura di Alessandro Crea

Chi pensava che Cambridge Analytica fosse l'eccezione si è sempre sbagliato e se serviva una prova di questa semplice constatazione la sta fornendo proprio in queste ore Facebook: l'azienda di Mark Zuckerberg ha infatti fatto sapere ufficialmente che, dopo aver scrutinato altre migliaia di app ne ha sospese 200, sospettate di utilizzo improprio dei dati degli utenti. Dubbi che andranno ovviamente chiariti con ulteriori indagini.

Lungi dunque dall'essere chiara la situazione è comunque assai delicata e complessa. Se anche solo la metà delle app sospese fino ad ora dovesse rivelarsi effettivamente colpevole di aver utilizzato i dati degli utenti Facebook per fini illeciti, questa volta lo scandalo sarebbe molto più grande. Rischierebbe inoltre di compromettere molto più seriamente l'immagine del social network e il rapporto di fiducia coi suoi clienti, senza contare che a questo punto sarebbe inevitabile un altro più pesante e drastico intervento della politica.

dims

Non è chiaro inoltre se Facebook voglia rendere pubblica la lista delle app sospese o, più avanti, di quelle che effettivamente saranno confermate colpevoli, mentre sembrerebbe che gli utenti i cui dati sono stati utilizzati saranno avvisati, come accaduto per quelli coinvolti nell'affaire Cambridge Analytica.

Insomma, scoperchiato il vaso di Pandora Facebook potrebbe diventare il capro espiatorio di una situazione che, al di là di Cambridge Analytca e improbabili manipolazioni dell'opinione pubblica, si trascinava ormai da tempo e costituiva di fatto la norma o quasi in questo settore.

Al di là del destino che attende il popolare social network è forse proprio questo che preoccupa di più: il fatto cioè che i nostri dati sensibili siano visti come merce di scambio o strumento di manipolazione, non importa se al fine di influenzare semplicemente il nostro prossimo acquisto o l'elezione di un presidente. Un quadro normativo più chiaro che intervenga a regolare tali aspetti diventa dunque sempre più auspicabile, anche se c'è da augurarsi che la regolamentazione del settore non passi per la censura.