Facebook, ecco le regole segrete per valutare i contenuti

Il Guardian ha rivelato le direttive interne di Facebook per i moderatori, che stabiliscono come e su cosa intervenire. Ma trovare un equilibrio tra diritto di espressione e protezione degli utenti è difficile.

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a cura di Alessandro Crea

Facebook, dopo le critiche dei mesi scorsi, ha annunciato più volte di voler intervenire in maniera più netta e rapida contro fenomeni come bullismo e hate speech, ma è rimasta sempre piuttosto vaga sulle direttive specifiche da seguire caso per caso. Ora però ci ha pensato il Guardian a fare chiarezza, rendendo pubbliche le regole fino a ieri segrete destinate ai moderatori.

Ciò che emerge è che l'azienda si trova a camminare costantemente sul filo del rasoio, perché discriminare tra diritto di espressione e protezione degli utenti è davvero difficile e in ogni momento si rischia di sbagliare valutazione e cadere ad esempio nella censura o, viceversa, consentire contenuti che invece sono decisamente da sanzionare.

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Alcune definizioni risultano così troppo generiche e poco chiare, dando adito a interpretazioni discutibili. Vediamo alcuni esempi concreti.

Revenge Porn

Come sapete il revenge porn consiste nella diffusione di video sessuali di natura privata come vendetta contro il partner che va via. Per Facebook per rimuovere un contenuto di questo tipo è necessario che risponda a tre requisiti: le immagini siano state catturate in un contesto privato, le persone nell'immagine siano nude o seminude o sessualmente attive e manchi il consenso da parte del protagonista, come può essere rivelato da elementi contestuali (frasi violente, titolo della pagina, commenti) o da fonti terze (copertura da parte di altri media).

Violenza e minacce di morte

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Una direttiva stabilisce di consentire sempre il linguaggio violento finché esso non contenga minacce "credibili" verso un individuo o un gruppo. Che vuol dire credibili? "Ti ucciderò" ad esempio è considerato troppo generico e quindi, teoricamente, è un'espressione consentita. Dire invece "ucciderò Trump" non è consentito perché, come politico, il presidente degli USA rientra in una categoria protetta. Viceversa chiunque abbia più di 100.000 follower è considerato una figura pubblica e come tale non gode della stessa protezione riconosciuta ai privati.

In generale si può dire che il contesto viene valutato sempre come prioritario rispetto al contenuto. Così immagini di morti violente, aborti (se non mostrano persone nude), persone che si infliggono ferite o abusi fisici non sessuali non vanno rimosse per forza a meno che non siano mostrate in un contesto in cui se ne fa apologia del contenuto. Viceversa potrebbero essere utilizzate per sensibilizzare le persone su alcuni problemi (vedi il problema dello scorso anno riguardo alle immagini della bambina vietnamita ustionata dal Napalm).  

Le foto di abusi, torture o mutilazioni di animali possono invece essere condivise, limitandosi a segnalare come "disturbanti" i contenuti più estremi. Anche in questo caso se i contenuti sono però pubblicati in un contesto celebrativo o sadico saranno rimossi, secondo lo stesso principio visto prima dell'intento con cui una stessa immagine può essere mostrata.

"Abbiamo una comunità globale assai eterogenea e le persone che la compongono hanno idee molto diverse su cosa sia giusto condividere. Non importa dove si decida di porre il confine, ci saranno sempre aree grigie. Ad esempio è difficile stabilire un confine netto tra satira, humour e contenuti inappropriati. È molto difficile stabilire cosa può stare sul sito e cosa no" ha spiegato Monika Bickert, ‎head of global policy management di Facebook.

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Sarah T Roberts, esperta di moderazione dei contenuti, ha affermato in merito: "Una cosa è avere una piccola comunità formata da un gruppo di persone che condivide valori e principi, un altro è averne una formata da un'ampia percentuale della popolazione mondiale e dire loro 'condividete di vostra iniziativa'. In questo caso ci si troverà in seria difficoltà".

Questo del resto è probabilmente il tema del dibattito per i prossimi anni: avere colossi che pretendono di essere voce unica di entità assai diverse. Il rischio è che le voci parlino tutte contemporaneamente, senza armonizzarsi e coprendosi l'un l'altra, in una babele di suoni indecifrabili e incontrollabili. Siamo sicuri che sia questa la strada giusta al pluralismo sul Web?


Tom's Consiglia

Il tema della libera espressione sul Web è molto complesso. Le riflessioni di Evgeny Morozov in merito possono costituire un valido spunto di riflessione. L'Ingenuità della rete. Il Lato Oscuro della Libertà in Internet.