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a cura di Manolo De Agostini

Foxconn ha acquistato Belkin (oltre al marchio omonimo anche Linksys, Wemo e Phyn) con un'operazione da 866 milioni di dollari in contanti. Più precisamente l'acquisto è avvenuto tramite Foxconn Interconnect Technology Limited (FIT), sussidiaria di Hon Hai Precision Industry, casa madre della Foxconn che produce dispositivi elettronici un po' per tutta l'industria.

Secondo l'azienda taiwanese "sfruttando la forza di Belkin nella ricerca e sviluppo e nel canale dei prodotti consumer", FIT dovrebbe trovare ulteriore spazio nel mercato degli accessori premium e in quello della smart home.

"La transazione dovrebbe inoltre alimentare la crescita del portfolio di marchi e prodotti di Belkin e sostenere ulteriori investimenti in ricerca, sviluppo e ingegneria per espandere FIT e la presenza di Belkin negli Stati Uniti e nei mercati chiave a livello globale". Stando a Bloomberg, FIT oltre ai marchi e ai prodotti avrebbe ottenuto anche oltre 700 brevetti Belkin.

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Belkin International e la sua famiglia di marchi continueranno a operare come una sussidiaria di FIT sotto la leadership del CEO e fondatore Chet Pipkin e del suo team di dirigenti. Pipkin si unirà inoltre al management di FIT.

Router, apparecchiatura di rete, accessori per smartphone, soluzioni per l'automazione domestica, sono questi i prodotti che ritroviamo nell'offerta di Belkin e dei suoi sottobrand. Per l'azienda è un passo importante, perché potrà attingere direttamente alle capacità produttive di Foxconn. E anche per quest'ultima è un passaggio di rilievo, in quanto da produttore "dietro le linee" si trasforma in un'azienda che possiede tre noti marchi consumer.

Probabilmente si tratta di un'operazione legata alla volontà di diversificare il proprio business, affinché non dipenda troppo dalle commesse di Apple e del suo iPhone, che al momento impattano per metà delle vendite di Foxconn.

Secondo il Financial Times l'accordo tra FIT e Belkin dovrà passare le maglie dello US Committee on Foreign Investment prima di potersi dire cosa certa. Trump ha già bloccato altri accordi tecnologici in passato (non ultimo quello tra Broadcom e Qualcomm) sui timori che le tecnologie statunitensi legate alle reti di nuova generazione finiscano in mani "ostili".

Anche in questo caso si parla di apparecchiature di rete e dispositivi connessi, ma il fatto che Foxconn sia taiwanese e abbia in cantiere un investimento da 10 miliardi per una fabbrica nel Wisconsin potrebbe rendere l'intesa meno invisa all'amministrazione statunitense.