Gli hard disk esterni sono superati? Lo erano, ma da oggi non più...

Il Dockcase Pocket M.2 NVMe Smart SSD Enclosure è un case per dischi ssd 2230 che è comodo come una chiavetta usb, ma molto più figo

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a cura di Giancarlo Calzetta

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Quando ero giovane, un hard disk esterno era l’unica opzione per trasportare molti dati in modo comodo e veloce, lasciandoli accessibili e facilmente gestibili. Poi ci fu l’avvento delle chiavette usb e tutto cambiò.

Sono anni che nel mio zaino e nel mio marsupio (sì, uso il marsupio. No, non l’ho comprato negli anni ‘80) ci sono dai 16 ai 64 giga di memoria facilmente utilizzabile, leggera e comoda. Non li uso spesso, ma sapere che ci sono mi dà un bel senso di tranquillità.

Gli HD portatili, quindi, sono stati relegati al semplice backup offline di dati (sì, sono uno di quelli che fa anche il backup offline, ma non troppo spesso) e col tempo sono diventati oggetti obsoleti e degni dell’oblio in cui sono caduti.

Ma questo era vero fino a pochi giorni fa, quando Dockcase, azienda specializzata in accessori per laptop, mi ha proposto di recensire questa Pocket M.2 NVMe Smart SSD Enclosure. Come dice il nome, non è altro che un case per un ssd NVME in formato 2230, ma fatto come piace a noi nerd.

Dando per scontate le tante cose che riguardano un SSD, la prima cosa che salta all’occhio sono le dimensioni: 44x44x15mm, sta comodamente in una tasca, ingombrando poco più di una chiavetta USB, ma con una distribuzione diversa degli spazi. È un oggetto molto ben costruito con il case in alluminio che diventa un dissipatore sul retro e uno schermo protetto da un vetro rinforzato sul davanti. In pratica, è un case di lusso, pieno di feature che lo differenziano da una chiavetta USB.

Il disco interno, a cui si accede svitando il retro con il cacciavite incluso nella confezione, può arrivare a 2 TB e la connessione a USB 3.2 gen 2 permette di trasferire fino a 10gbps.  Lo schermo frontale riporta tutta una serie di informazioni durante l’uso, tra cui lo stato di salute del disco, il transfer rate attuale, la quantità di dati, la velocità di connessione sulla USB, la capienza del disco, lo spazio rimanente, la temperatura e il voltaggio. Un pulsante permette di ruotare lo schermo o di accedere alle altre schermate, piene zeppe di altre informazioni. Insomma, se ci piacciono dati e statistiche, abbiamo di che tenerci impegnati.

Dati al sicuro, sia fisicamente sia logicamente

Oltre all’abbondanza nelle informazioni, ci sono anche alcune funzioni che risultano molto interessanti. La più interessante è la PLP (Power Loss Protection) che permette al disco di restare acceso circa tre secondi dopo che è stato staccato il cavo o che ha perso l’alimentazione dalla porta usb.

Questo torna utile in due modi: il primo è che quando si stacca il cavo il dispositivo ha il tempo per compiere tutte le operazioni necessarie a mettere in sicurezza i dati che stava trattando, senza rischiare di corromperli; il secondo è che se il cavo USB ha un danno o non è dei migliori, comunque il disco riesce a lavorare senza corrompere i dati. Inoltre, vedere il disco che dice “rimozione sicura del dispositivo USB” quando tu hai strappato il cavo dalla porta senza alcun riguardo ti dà una sensazione di cose che funzionano come dovrebbero. Una menzione va fatta per la modalità “read only”, che blinda i dati sul disco per evitare pericolose manomissioni software o umane.

Come funziona

Ovviamente, basta collegarlo al pc o allo smartphone (o a qualsiasi altro dispositivo) e viene visto come unità esterna. Il cavo incluso nella confezione supporta i 10gbps, ma a parte una prova al volo su di un desktop (in cui ha raggiunto gli 800MBps in scrittura), lo abbiamo sempre usato su notebook che agganciavano 5gbps (USB 3.2 gen1) e le velocità di trasferimento si assestavano sui 350MBps perché limitati dal disco interno. Il motivo è che ci piace provare le cose negli scenari quotidiani e per questo lo abbiamo usato come disco “di lavoro” nel montaggio di un video.

Le performance sono state ottime. Lavorare con il disco esterno sul portatile o con quello interno non ha cambiato assolutamente nulla in termini di tempi di rendering.  Quello che ci ha un po’ disturbato è il fatto che la temperatura di esercizio del disco sia di circa 40/42 gradi con una temperatura ambientale di 24. Non è pericolosa, non scotta, ma è fastidiosa al tocco. È anche vero che di solito non lo si tocca mentre è in uso…

Perché comprare questo invece di una chiavetta USB?

Innanzitutto, per il suo carisma. L’oggetto è molto ben fatto e robusto. Dà una bella sensazione e probabilmente sopravviverà se ci passate sopra con la ruota di un’auto, cosa tutt’altro che scontata con le chiavette usb.

Un altro elemento a suo favore è la gestione della Power Loss Protection, di solito assente nelle chiavette, e la modalità read only. Le informazioni che troviamo sullo schermo sono per lo più un abbellimento, è vero, ma avere sempre sotto controllo i dati SMART è comunque una bella cosa.

Ne abbiamo bisogno tutti? No, probabilmente no. Ne vogliamo uno? Probabilmente sì. I costi complessivi sono un po’ alti; il case ha il suo costo al momento su Kickstarter e i dischi SSD 2230 non sono famosi per essere i più economici, ma crediamo che chi vuole un oggetto affidabile su cui spostare dati, troverà questo Dockcase Pocket M.2 NVMe Smart SSD Enclosure molto interessante. L’unico punto davvero a sfavore è che bisogna stare attenti al disco che si compra. Sul sito c’è un elenco dei dischi supportati, ma se a qualcuno “avanza” un 2230, potrebbe scoprire di non essere tra i fortunati…