Google: Android non conta, le app fanno la differenza

La prima intervista rilasciata da Sundar Pichai, responsabile di Chrome OS e Android, lascia trasparire la mentalità che guiderà l'immediato futuro del software prodotto da Google.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

"Agli utenti interessano le applicazioni e i servizi, non i sistemi operativi. Pochi chiederanno perché i MacBook hanno OSX mentre iPhone e iPad hanno iOS. Perché? Perché pensano ad Apple come iTunes, iCloud e iPhone". Questa è in estrema sintesi la visione di Sundar Pichai, dirigente di Google che si occupa di Android e Chrome OS, e che ha appena rilasciato la sua prima intervista a Steven Levy di Wired.

Con diversi sistemi operativi (Chrome OS e Android) non si corre quindi il rischio di confondere gli utenti, sempre che questi possano fare ciò che si aspettano. Pichai, che ha preso il posto di Andy Rubin lo scorso marzo, ha anticipato anche che all'annuale conferenza Google I/O quest'anno non ci saranno grandi annunci; sarà una più "comune" kermesse dedicata agli sviluppatori, ma non per questo noiosa - almeno si spera.

Sundar Pichai

E se ciò che conta sono le applicazioni più che il sistema operativo, per il robottino verde resta valido il principio dell'apertura e della personalizzazione. Alle domande su Facebook Home e Kindle Fire, Pichai risponde che certi "stravolgimenti" di Android non sono un problema, perché questo SO ha sempre puntato molto sulla grande personalizzazione. Le modifiche ad Android alterano però l'esperienza che se ne ottiene, "ed ecco la sfida: senza cambiare la natura aperta di Android, come possiamo contribuire al miglioramento dell'esperienza utente?", si domanda retoricamente Pichai.

Il giornalista coglie la palla al balzo, e domanda se Google abbia preso in considerazione l'idea di rendere Android un po' più chiuso, un po' meno malleabile a modifiche tanto profonde. "No, lasciami spiegare. Gli utenti decidono, […] ma alla fine dobbiamo offrire un'esperienza coerente. Per farlo a ogni aggiornamento di Android faremo dei cambiamenti, potremmo farne nel tempo. Ma se questo è ciò che gli utenti vogliono, credono che Facebook potrà farlo. Vogliamo che gli utenti possano ottenere ciò che vogliono".

Insomma, Android non diventerà più chiuso, ma cambierà e gli altri dovranno adattarsi. Cambiamenti mirati anche a risolvere l'annoso problema degli aggiornamenti: quando esce una nuova versione di Android, la si può installare subito solo su pochi modelli (i Nexus recenti), mentre molti utenti devono aspettare la versione del produttore del telefono o quella dell'operatore telefonico. A volte bisogna aspettare qualche settimana, a volte mesi, troppe volte per sempre.

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Non cambierà invece, almeno nel breve termine, il modello di business: Google Play (e altri servizi) stanno riscuotendo un buon successo, e Pichai si dice soddisfatto ed entusiasta delle potenzialità ancora inespresse, come il mercato della formazione (scuola) o a quello delle grandi aziende (enterprise). Insomma, i soldi stanno arrivando, tanto per Google quanto per gli sviluppatori.