Google Chrome blocca la pubblicità di default, ultimo colpo a Flash

Il browser Google Chrome, a partire dal primo settembre, bloccherà automaticamente gli annunci realizzati con Adobe Flash. Uno strumento realizzato in collaborazione con Adobe e pensato per migliorare sicurezza, prestazioni e consumo energetico.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Dal primo settembre Google Chrome bloccherà di default le pubblicità realizzate con Adobe Flash. Starà all'utente decidere se visualizzare o meno l'annuncio, cliccandoci sopra. Una scelta che va in favore della sicurezza e delle prestazioni, perché spesso e volentieri le pubblicità in Flash sono veicolo per il malware, ma rappresentano anche un carico per la CPU e consumano preziosa energia sui computer portatili.

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La novità fa seguito a un annuncio dello scorso giugno, con il quale Google avvisava del cambiamento - sviluppato in collaborazione con la stessa Adobe. Il sistema dovrebbe riuscire a distinguere tra gli elementi Flash importanti - come i video - da quelli secondari come la pubblicità, e bloccare solo questi ultimi. Nel caso venga bloccato un contenuto che l'utente desidera vedere, è sempre possibile scegliere di riprodurlo.

Vale la pena, poi, notare che questa funzione è già presente in Google Chrome, nella gestione dei plug-in (nella sezione Privacy), ma è disattivata per default e non prevede la distinzione tra i contenuti. Per i consumatori che usano Chrome è tutto di guadagnato, perché avranno un browser più sicuro e dalle prestazioni migliori. Anche se, naturalmente, chi usa già estensioni per bloccare pubblicità e plug-in non noterà alcun cambiamento rilevante.

A farne le spese invece potrebbe essere il mercato pubblicitario, che fa ancora grande affidamento su Flash per creare pubblicità multimediali dinamiche, interattive e ricche di contenuti. Il blocco per default tramite il browser presuppone naturalmente una perdita dei profitti, e per questo la stessa Google suggerisce di passare ad HTML5. Gli annunci caricati tramite AdWords saranno inoltre convertiti automaticamente.

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Una scelta che, suggerisce Shaun Nichols su The Register, gioca indirettamente a favore di Google: nessun problema per chi fa pubblicità tramite il colosso californiano, mentre tutti gli altri si troveranno almeno all'inizio in condizioni difficili. Difficile però farne una colpa a Google: si sa da tempo che Flash è sul viale del tramonto, e chi ci lavora abitualmente ormai dovrebbe essere più che preparato.

Nota: non è così, molti pubblicitari sono drammaticamente indietro su questo aspetto, e di sicuro parecchi si arrabbieranno e accuseranno Google di pratiche anticoncorrenziali.

Nemmeno Google però ha fatto tutti i compiti a casa, come dimostra la gestione della pubblicità nelle applicazioni per iPhone. In questo caso l'azienda statunitense è quella in ritardo: Apple con iOS 9 e OS X 10.11 ha sviluppato un meccanismo per cui tutto il traffico è in crittografato tramite il nuovo sistema ATS, quindi più sicuro.

Purtroppo però Google non è pronta a ricevere tale cambiamento, e ha dovuto chiedere agli sviluppatori di disabilitare la crittografia ATS e usare HTTP nelle applicazioni che usano il suo network (Google Mobile Ads) pubblicitario, altrimenti le pubblicità non saranno visualizzate e quindi non ci sarà alcun profitto. Si tratta di una soluzione temporanea, da usare fino a quando Google non avrà completato le modifiche necessarie per usare sempre la connessione HTTPS.

Anche in questo caso, comunque, sono gli annunci pubblicitari di terze parti a non avere una crittografia valida, non il sistema di Google in sé - comunque all'atto pratico cambia poco. Di sicuro risulta curioso, per non dire frustrante, vedere come Apple applichi una politica che va in favore della privacy e della sicurezza - l'uso della crittografia ovunque - per poi vedere invalidato tale tentativo in favore del mercato pubblicitario.

Il problema comunque non è solo di Google, ma di tutto il web in generale. Il fatto è che gli operatori pubblicitari si sono rivelati indolenti nello sviluppo di strumenti più sicuri, più solidi dal punto di vista della privacy. Un problema che ci riguarda tutti: come consumatori perché vogliamo un web più sicuro, e come editori, perché i nostri lettori vogliono più sicurezza e molti decidono di far da soli bloccando tutta la pubblicità con strumenti appositi, il che naturalmente danneggia il modello finanziario dell'editoria online.

Vorremmo, un giorno, poter dire ai nostri lettori che bloccare la pubblicità non è necessario se le loro ragioni sono la sicurezza, la privacy o il consumo di risorse. Purtroppo non dipende da noi, e non possiamo far altro che attendere speranzosi -immagino come anche molti di voi.