Hacker in giudizio, gestiva un grande marketplace sul dark web

Un hacker noto per aver bloccato l'accesso a Internet in tutta la Liberia è accusato di aver gestito un grosso marketplace nel dark web.

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a cura di Marco Doria

Daniel Kaye, hacker britannico già protagonista della cronaca per aver bloccato completamente le connessioni a Internet in Liberia, è stato citato in giudizio dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti per aver gestito le operazioni di un grosso marketplace operativo sul dark web.

The Real Deal, questo il nome del sito, consentiva ai visitatori di acquistare dati di accesso rubati per account di social media e conti bancari. Inoltre, nel marketplace venivano commercializzate sostanze stupefacenti e strumenti di hacking illegali.

Proprio come un normale marketplace del web, The Real Deal consentiva a venditori terzi di creare le proprie vetrine online, con tanto di feedback da parte degli acquirenti, come su eBay.

Kaye era fuggito all'estero nel 2016, dopo aver gestito il sito per circa un anno, per evitare l'arresto dopo che alcuni amministratori erano stati catturati dalle forze dell'ordine. Nel mese di settembre 2022, però, l'hacker è stato estradato da Cipro negli Stati Uniti per affrontare il processo.

L'uomo era già stato riconosciuto colpevole e condannato a due anni di reclusione da un tribunale di Londra nel 2019 per aver condotto alcuni attacchi informatici a danno di un'azienda liberiana operante nelle telecomunicazioni. La conseguenza è stata la disconnessione totale della Liberia da Internet per diversi giorni. A quanto pare, Kaye era stato assoldato da Cellcom, un'azienda rivale operante nello stesso settore, sebbene non sia chiaro che i dirigenti della società fossero al corrente dell'operazione.

Adesso, Kaye rischia una pena molto più severa, dal momento che, oltre a possedere varie credenziali di login per Twitter e LinkedIn, l'hacker è accusato di riciclaggio di denaro tramite criptovalute, truffa informatica, possesso di dispositivi d'accesso contraffatti e illegali e diverse altre accuse, come si può leggere nel post ufficiale del Dipartimento di giustizia statunitense.