Hard disk con uranio impoverito per capacità stellari

Alcuni ricercatori dell'Università di Nottingham hanno creato una molecola di uranio impoverito che promette di aumentare le capacità degli hard disk di centinaia, se non migliaia di volte. Il progetto però sembra di complicatissima attuazione.

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a cura di Manolo De Agostini

Usando uranio impoverito gli hard disk potrebbero raggiungere capacità fino a 1000 volte superiori rispetto alle soluzioni attuali. Ricercatori dell'Università di Nottingham hanno creato una molecola di uranio impoverito ricavata da due atomi di uranio con una molecola "ponte" di toluene. Quanto ottenuto fa parte della tecnologia "single molecule magnet" (SMM) e la molecola è stata chiamata bis(bis(N-trimethylsilyliminodiphenylphosphorano)methane uranium dodo)toluenediide.

Tale soluzione conserva il suo stato magnetico stabile se mantenuta a bassa temperatura, a circa due gradi sopra lo zero assoluto (–273,15 °C). La SMM è almeno migliaia di volte più piccola rispetto ai grani magnetici alla base della tecnologia perpendicular magnetic recording (PMR) degli hard disk attuali.

La tecnologia Single-molecule magnet (SMM) ha il potenziale per aumentare la capacità degli hard disk in modo drastico

Il problema riguarda la stabilità magnetica di questa molecola, che si riduce al crescere della temperatura ambiente. Il livello di temperatura che divide lo stato magnetico stabile da quello instabile è chiamato "temperatura di blocco".

Secondo il professor Stephen T. Liddlem se lo stato spin (il momento angolare) di una molecola viene incrementato, anche la temperatura di blocco cresce di conseguenza. Per farlo bisogna aggiungere più atomi di uranio. Non c'è solamente la temperatura come primo grande limite all'uso dell'uranio impoverito negli hard disk.

Al momento non sembra ci sia un metodo, o quantomeno non è stato descritto, per cambiare lo stato magnetico della molecola. Modificarlo è essenziale per l'applicazione di questa soluzione nel mondo dei computer. 

Un altro problema riguarda i tempi. Servirebbero anni per far quadrare il tutto, per esempio creare testine di scrittura e lettura veloci e così precise da pescare i dati da questa piccolissima molecola. Non è chiaro inoltre come sarà possibile rendere questa soluzione un prodotto a basso costo.

Insomma, un hard disk di questo genere sembra alquanto difficile da realizzare, se non impossibile, ma la scoperta potrebbe avere implicazioni per altri settori in pieno sviluppo, come la spintronica, la scienza che studia le strutture elettroniche e di spin dei vari materiali.