Negli anni passati abbiamo visto pochi cambiamenti nel settore degli hard disk, e la capacità massima di 250 GB è rimasta la barriera raggiunta nella primavera 2003 e mai sorpassata. Le uniche vere novità sono state l’introduzione delle connessioni Serial ATA e la sempre maggiore disponibilità di dischi che supportano il command queuing.
Finalmente è giunta l’ora di alcune novità. Abbiamo provato due nuovi drive: l’Hitachi Deskstar 7K400, caratterizzato da cinque piatti da 80 GB l’uno per una capacità totale di 400 GB. Questo disco è disponibile sia con interfaccia UltraATA/100 e SATA 150.
L’altro hard disk è invece prodotto da Maxtor e fa parte della serie MaXLine III, caratterizzato da supporto al command queuing (gestito dal chip ICH6) e da un buffer di memoria di 16 MB.
Hard Disk: le basi
Per capire il funzionamento del command queuing, è necessario capire il funzionamento basilare di un hard disk. Sotto il coperchio metallico, sono posizionati dei dischi circolari. Tipicamente, è possibile trovare fino a cinque dischi, chiamati piatti. I dati possono essere scritti su entrambe le superifici, ognuna delle quali ha solitamente la capacità di 40 GB. Densità maggiori saranno disponibili a partire dal prossimo inverno.
Le testine si occupano della lettura e della scrittura dei dati. Queste sono posizionate su dei bracci meccanici che si spostano sui piatti. Un motore si occupa di posizionarle precisamente sulla superficie nella posizione desiderata.
In principio, i dati erano scritti traccia per traccia, dall’esterno verso l’interno; siccome la velocità dell’hardisk è maggiore nella parte più esterna del piatto, la velocità di trasferimento e solitamente più veloce per i dati memorizzati in questa posizione. Ogni volta che viene scritta una traccia, quella successiva viene memorizzata sulla facciata o sul piatto successivo. Questo minimizza gli spostamenti della testina.