HPE The Machine, si lavora al "computer del futuro"

HPE nel 2014 ha lanciato la sua personale battaglia per rivoluzionare il mondo dei computer. Da allora il progetto The Machine ha compiuto passi in avanti lenti ma significativi. Facciamo il punto.

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a cura di Manolo De Agostini

Nel 2014 Hewlett Packard Enterprise presentò "The Machine", un radicale cambiamento all'architettura dei computer "così come li conosciamo". L'idea era quella di mettere al centro del sistema la memoria, e non i processori, il tutto sfruttando tecnologie all'avanguardia come i memristori e la fotonica.

Da allora HP ha avviato i lavori sul primo prototipo e oggi si torna a parlare di The Machine. HPE ha mostrato un nuovo prototipo nei suoi laboratori di Fort Collins in Colorado.

hp the machine prototipo 01

Si tratta del "più grande computer single-memory del mondo", che punta a realizzare un nuovo paradigma denominato Memory-Driven Computing, un'architettura appositamente creata per l'era dei Big Data. "Il Memory-Driven Computing mette al centro dell'architettura informatica la memoria, non il processore. Eliminando le inefficienze dell'attuale modo in cui memoria, storage e processori interagiscono oggi tra loro, il Memory-Driven Computing riduce il tempo necessario a risolvere problemi complessi da giorni a ore, da ore a minuti, da minuti a secondi - per produrre intelligence in tempo reale", ha affermato HPE.

Non siamo ancora vicini alla visione iniziale, anche se l'azienda è sulla buona strada: la caratteristica che balza all'occhio sono i 160 TB di capacità di memoria integrati. Al momento nessun server può offrire tanta memoria.

A bordo del prototipo di The Machine abbiamo 1280 core ARM Cavium. La memoria e i 40 chip ARM a 32 core - suddivisi in quattro sezioni Apollo 6000 - sono collegati tramite un'interconnessione super veloce, una sorta di "super autostrada" sulla quale possono essere collegati più coprocessori.

Le connessioni sono state progettate in una rete mesh, in modo che i nodi di memoria e quelli di calcolo possano comunicare facilmente l'uno con l'altro. Diversi FPGA si occupano di controllare il traffico sull'interconnessione (una prima implementazione di Gen Z).

hp the machine prototipo 02 JPG

"I computer dovranno avere a che fare con enormi quantità di informazioni in futuro e The Machine sarà preparata per gestire quel flusso", ha detto Kirk Bresniker, Chief Architect di HP Labs, aggiungendo che The Machine prepara i computer alla fine della Legge di Moore. "Sta diventando difficile inserire più transistor e caratteristiche nei chip, e The Machine è un sistema distribuito che suddivide il calcolo tra più risorse".

Permangono però ancora dei problemi nel portare a compimento la visione iniziale. I memristori, una memoria non volatile capace di compiere operazioni logiche, non sono ancora pronti. Bresniker a tal proposito ha fatto sapere che l'azienda sta sviluppando la tecnologia con Western Digital e che l'approccio allo sviluppo di The Machine sarà sempre più "open source", ossia aperto a collaborazioni.

Sulla base del prototipo attuale, HPE prevede che l'architettura possa facilmente scalare fino a sistemi single-memory di scala exabyte e, andando oltre, fino a un pool di memoria pressoché infinito - 4.096 yottabyte. Per dare un riferimento, si tratta di 1.000 volte l'intero universo digitale odierno.

Con una tale quantità di memoria sarà possibile lavorare simultaneamente con tutte le cartelle cliniche digitali di ogni persona sulla Terra; ogni dato presente all'interno di Facebook; ogni spostamento dei veicoli a guida autonoma di Google; e ogni data set prodotto dalle esplorazioni spaziali - e tutto nello stesso momento, ottenendo risposte e scoprendo nuove opportunità a velocità senza precedenti.

Tra le altre caratteristiche del prototipo si segnalano il sistema operativo ottimizzato basato su Linux, i collegamenti ottici/fotonici, compreso il nuovo modulo fotonico X1, e gli strumenti di programmazione software progettati per sfruttare l'abbondante memoria persistente disponibile.

Quando sarà pronto The Machine? Non c'è ancora una data, o meglio inizialmente si parlava del 2018 ma è evidente che non sarà possibile. Secondo gli analisti di settore potrebbero essere necessari ancora dai 3 ai 5 anni prima di un'implementazione nei datacenter.


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