I Chromebook sono un'idiozia, parola di analista

I Chromebook sono privi di intelligenza, senza memoria e funzionano solo se connessi a Internet. Google li ha inventati solo per continuare a fare soldi con la pubblicità online. Questo il parere poco lusinghiero di George Colony, presidente della Forrester Research.

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a cura di Elena Re Garbagnati

I Chromebook sono un'idiozia aziendale. Così George Colony, presidente e amministratore delegato della società di consulenza Forrester Research, ha liquidato i netbook con sistema operativo Google. Secondo l'analista statunitense, infatti, i sistemi basati su Chrome OS sono "il più grande atto di idiozia aziendale che io abbia mai visto". Il perché è presto detto: sono "privi di intelligenza, senza memoria e in grado di funzionare sostanzialmente solo se connessi a Internet".

Google Chrome OS è alla base dei Chromebook

Insomma, Colony si schiera con Tom Rizzo di Microsoft (Microsoft: per chi lavora, Google è un epic fail), che pochi giorni fa aveva definito Google "un fallimento in ambito aziendale", un modo un po' meno colorito per esprimere lo stesso concetto. L'uscita di Rizzo era però frutto di un botta e risposta sul piano personale e non era circostanziata da un'analisi contestualizzata, cosa che ha fatto invece Colony, dipingendo un quadro ben più completo.

Secondo l'analista, infatti, in questo momento l'evoluzione informatica sta spostando le persone verso le app mobili. La stessa Google ne ha farcito un intero ecosistema per la sua piattaforma Android. Per questo lo stesso Colony si stupisce che Big G non abbia capito l'errore di Chrome OS, un sistema web centrico che per funzionare richiede per forza una connessione attiva al web.

L'analisi di Colony approda pertanto alla conclusione che Chrome OS sia un passo indietro rispetto alle app mobili e che Google con questo sistema intenda catapultare l'informatica nel passato. Da buona analista, Colony basa le sue osservazioni sui numeri: le Internet App valgono (secondo quanto dichiarato da Colony) 2,2 miliardi di dollari e il volume d'affari che generano cresce di circa l'85% all'anno. In questo settore stanno investendo tutti i maggiori produttori, fra cui Colony cita a titolo di esempio HP (con l'ecosistema di webOS), che per adattarsi a Chrome OS dovrebbe gettare al vento tutto quello che è stato fatto finora.

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Il presidente di Forrster Research motiva la scelta di Google sostenendo che l'azienda di Moutain View ricava buona parte dei suoi introiti dalla pubblicità su Internet e non dalla vendita delle app per Android, quindi necessita di una spinta all'indietro verso Internet per garantirsi un reddito pari a quello odierno o addirittura superiore. Parte di questa teoria trova conferma in una ricerca di Millennial Media che abbiamo pubblicato qualche settimana fa, da cui emergeva che le vendite dilaganti di sistemi Android non stanno togliendo ad Apple il primato dei ricavi dovuti alle applicazioni vendute, che rappresentano il 50% del fatturato generato nel caso di Apple e il 39 percento per Android (Smartphone: Android nell'Olimpo, WP7 all'inferno).

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Se l'analisi economica è precisa e puntuale, quella tecnica non pare così accurata: Google ha specificato più volte che i Chromebook consentiranno di usare Google Docs e altri programmi in modalità offline (Chrome OS elimina l'hardware, la forza è il Web), quindi la limitazione tecnica non è vincolante come Colony ha cercato di far intendere.