Il cloud computing inquina, l'allarme di Greenpeace

Il movimento ambientalista Greenpeace parla del cloud computing, cercando di sensibilizzare le aziende a costruire datacenter a misura d'ambiente.

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a cura di Manolo De Agostini

Greenpeace stoppa sul nascere l'entusiasmo sul  cloud computing (Cloud Computing, cos'è e perché sarà il futuro). Il movimento ecologista punta il dito contro i centri dati di aziende come Facebook, Apple, Microsoft, Yahoo e Google. Gli impianti sono in rapida espansione per contenere la mole sempre più elevata di dati archiviati e a disposizione degli utenti (pensate ai video di YouTube).

Il problema di fondo è che molti centri dati sono alimentati con energia derivante combustibile fossile. Greenpeace chiede alle aziende web di essere più attente anche sul luogo dove costruiscono i loro centri e di fare maggiori pressioni in sede di governo per facilitare la diffusione dell'energia pulita. Le società non hanno dato a Greenpeace i dettagli sui centri dati, ma si sono limitate a dichiarare di essere impegnate nel miglioramento dell'efficienza e di tenere in grande considerazione l'ambiente.

Oltre all'inquinamento atmosferico, però, c'è anche il consumo energetico sempre più elevato. I consumi dei centri dati mondiali, stando a dati del 2007, sono quelli di un paese virtuale con un fabbisogno energetico inferiore solo a Stati Uniti, Cina, Russia e Giappone.

Vista l'espansione del cloud computing nei prossimi anni, l'allarme di Greenpeace è fondato, preventivo e da non sottovalutare. Yahoo, per esempio, sta realizzando un centro dati vicino a New York che sarà alimentato da energia idroelettrica.