Il software pirata dilaga nelle imprese

Business Software Alliance ha confermato che nel 2006 il 67% dei controlli ha rinvenuto prodotti illecitamente duplicati

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a cura di Dario D'Elia

Business Software Alliance (BSA) ha rilasciato i dati 2006 riguardanti le attività di contrasto anti-pirateria correlate al settore business. Ebbene, nell’intera regione EMEA sono state effettuate ben 180 mila azioni di enforcement nei confronti di aziende verso cui sussistevano fondati sospetti di utilizzo di software illecitamente duplicato, o comunque installato al di fuori dei regolari contratti di licenza.

Le Forze di Polizia hanno collaborato proprio con l’Associazione dei produttori di software commerciale in nome dei propri soci. In Italia la Guardia di Finanza ha attuato circa 200 operazioni sfruttando questo supporto: nel 67% dei casi, per un controvalore complessivamente stimabile in circa 3,5 milioni di euro, sono stati rinvenuti prodotti illecitamente duplicati.

"In tutti questi casi di violazione della Legge sul Diritto d’Autore (L 248/2000) - oltre alla prosecuzione delle indagini e all’eventuale successiva segnalazione all’Autorità Giudiziaria per l’avvio di procedimenti penali - ai titolari delle imprese è stata contestata una sanzione amministrativa pari al doppio del prezzo di mercato del software illegalmente utilizzato", si legge nella nota rilasciata da BSA Italia.

"Si tratta di un momento molto difficile per la tutela della proprietà intellettuale nel nostro Paese. Perché a fronte di un tasso di pirateria (stimato da IDC al 53%) che ci situa vicino a un non invidiabile primato in Europa, riscontriamo un diffuso atteggiamento di ostilità culturale nei confronti della legge vigente", ha commentato Francesca Giudice, Presidente di BSA Italia.

"Recentemente sono state pubblicate dalla stampa interpretazioni capziose di una sentenza di Cassazione e autorevoli osservatori hanno proposto arditi progetti di abolizione del diritto d’autore e dei relativi sistemi di tutela che, ai loro occhi, favorirebbero decisamente l’economia che si basa su creatività e autorialità. Noi siamo ancora convinti che, se la proprietà intellettuale venisse maggiormente tutelata, l’economia italiana trarrebbe maggiori vantaggi dalla nostra proverbiale creatività in tutti i campi di quanti non ne derivi oggi da comportamenti ancora considerati furbi da chi li attua, o irrilevanti da chi li giustifica".