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a cura di Manolo De Agostini

Nel corso della Citi Global Tech Conference, il general manager della divisione Cloud Platforms and Technology di Intel, Jason Grebe, ha ammesso che la casa di Santa Clara ha perso quote di mercato in alcuni segmenti, ma ha promesso che l’azienda sarà più aggressiva in futuro.

A rigor di logica - e anche di numeri - a fronte delle défaillance di Intel, ad aver beneficiato è stata senza dubbio AMD, l’altra forza di un campionato in cui sostanzialmente giocano due sole squadre.

Il dirigente di Intel però si è guardato bene dal citare l'azienda guidata da Lisa Su - e non avrebbe potuto fare altrimenti - ma ha puntato il dito contro lo shortage produttivo, ossia l’incapacità vissuta da Intel per diversi mesi di coprire la domanda di microchip in determinati segmenti, cosa che l’ha spinta a puntare su alcune linee più proficue anziché altre.

“In generale, se c’è una vendita di CPU che sta avvenendo sul pianeta, vogliamo essere coinvolti. Quindi non guardiamo a un segmento di mercato e diciamo, ok, ci allontaniamo da quel segmento o non siamo interessati. Vogliamo competere aggressivamente in tutti i segmenti. Poiché abbiamo affrontato un problema di offerta nel corso degli ultimi sei mesi / un anno sul fronte PC, abbiamo ceduto parte della quota sul fronte mobile di fascia bassa così come nel segmento desktop al dettaglio. Dato che continuiamo a migliorare la nostra situazione produttiva, continueremo a essere più aggressivi su quei fronti”.

Intel promette quindi maggiore battaglia nel segmento desktop, dove la nuova serie di processori AMD, i Ryzen 3000, si è dimostrata davvero convincente e con un rapporto tra prezzo e prestazioni decisamente allettante. La casa di Santa Clara è rimasta vittima dei grandissimi ritardi nel passaggio dai 14 ai 10 nanometri, cosa che ha portato alle problematiche produttive vissute in questi mesi.

Intel non è ancora passata ai 10 nanometri su desktop, ma si appresta a farlo in ambito mobile con le CPU Ice Lake, con i primi notebook e 2 in 1 in arrivo nelle prossime settimane. Questo permetterà alle linee produttive a 14 nanometri di “respirare”, ma senza dubbio siamo ancora lontani dal poter dire che l’azienda si è lasciata alle spalle il problema.

Interrogato sull’impegno di Intel sul fronte dell’intelligenza artificiale e sulla sua capacità di combattere con Nvidia, Grebe ha spiegato che l'azienda ha una strategia “piuttosto semplice. Stiamo iniziando con i nostri processori Xeon, che sono la nostra linea di prodotto principale. Realizzeremo degli ASIC custom per allenare le IA e l’inferenza per competere direttamente con i nostri concorrenti”.

Entreremo nel mercato delle GPU in 1,5 / 2 anni da adesso. E avremo un portfolio completo di prodotti che potrà servire qualsiasi IA richiesta. Di nuovo, da un punto di vista del carico, siamo decisamente ottimisti sull’IA. Pensiamo che oltre il 70% dei carichi nel prossimo paio d’anni avranno un qualche tipo di intelligenza artificiale”.

“E la nostra strategia in intel è di avere l’IA in tutti i nostri prodotti dai datacenter fino alla linea di prodotti Movidius per l’edge computing. Siamo perciò estremamente ottimisti sulla nostra capacità di competere e riguadagnare delle quote”.

Sul tema IA, poiché Intel prevede di entrare nel mercato delle GPU dedicate il prossimo anno con l’architettura Xe, ancora tutta da scoprire, resta da capire che indirizzo di mercato avrà l’offerta iniziale: se l’IA è davvero ancora così lontana, vedremo per prime le schede video da gaming o per il mercato professionale?

Non ci resta che attendere per scoprirlo, magari il dirigente sta solo facendo pretattica. Una Intel che promette battaglia nei confronti dei suoi competitor non può che essere presa come una buona notizia: che si scateni nei prossimi due anni una guerra a vantaggio di tutti i consumatori?

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