Intel potrebbe abbandonare la produzione di chip per conto terzi

Circolano voci, provenienti da più fonti, sull'uscita di Intel dal settore della produzione di chip per conto terzi. In realtà però sono anni che non si hanno più notizie ufficiali.

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a cura di Manolo De Agostini

Recentemente Intel ha rivisto il funzionamento del proprio settore produttivo suddividendolo in tre divisioni. Anche se l'azienda non ha mai diffuso un comunicato stampa per certificare l'avvenuta trasformazione, diverse fonti la danno come un dato di fatto. I cambiamenti però potrebbero essere più ampi e vasti del previsto. Stando a quanto riportato da Digitimes e da SemiWiki, Intel potrebbe (o forse lo ha già fatto) mandare in soffitta il cosiddetto "custom foundry business".

Con custom foundry s'intende l'impresa di Intel di produrre per conto terzi, mettendo a disposizione le proprie linee produttive e tecnologie. Tra gli accordi siglati a partire dall'inizio di questo decennio citiamo Altera, Achronix Semiconductor, Tabula (defunta nel 2015), Netronome, Microsemi e Panasonic. Altera è poi stata acquisita da Intel per mettere le mani sui suoi FPGA (chip programmabili).

Bisogna però dire una cosa: è dal 2015 che non ci sono più notizie su nuovi partner per il business custom foundry, anche se nel 2017 l'azienda svelò il processo produttivo 22FFL per chip mobile e per l'IoT, proprio destinato a eventuali clienti interessati.

Complice però lo slittamento continuo del processo produttivo a 10 nanometri, evento che ha mandato in sofferenza la produzione a 14 nanometri, da Taiwan le fonti del Digitimes si dicono "non sorprese" qualora Intel uscisse dal mercato della produzione "a contratto".

In rete nel 2017 circolò la voce di un interesse di LG per l'uso degli impianti di Intel, più specificatamente per i 10 nanometri. Non ci fu però nessun seguito a quella indiscrezione, anche perché i 10 nanometri di Intel saranno pronti per la produzione in buoni volumi solo nella seconda metà del 2019. E probabilmente l'azienda vorrà realizzare i propri chip, non quelli di altri.

Oltre ai problemi che riguardano Intel, le fonti citano altre ragioni per il fallimento del business custom foundry. "Il servizio dell'azienda, che richiede un esborso maggiore rispetto ai competitor (TSMC, Samsung, ndr), esiste solo sotto forma di nome, senza grandi clienti o grandi ordini registrati", scrive il Digitimes.

TSMC ha una quota superiore al 50% nel settore, con Samsung e GlobalFoundries che hanno cementato la propria posizione. Di conseguenza per Intel oggi c'è davvero poco spazio, e i problemi produttivi che ha vissuto in questi mesi hanno fatto il resto, permettendo ai rivali di prendere il largo. Insomma, anche se Intel non è uscita dal mercato a contratto in modo ufficiale, almeno al momento, la sensazione è che ormai sia fuori "di fatto".

Forse avremo qualche notizia in futuro, e in un certo senso riportiamo queste voci per stimolare Intel alla reazione. Urge chiarezza, cosa che per lungo tempo l'azienda non ha praticato. Solo di recente sembra essere cambiato il vento, con maggiori informazioni sui progetti futuri.