Intel: saltare Broadwell sui PC desktop è stato un errore

Intel ha dichiarato che marginalizzare il settore desktop è stato un errore. L'assenza di vere novità per un anno ha avuto un impatto spiacevole sui conti.

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a cura di Manolo De Agostini

L'anno scorso Intel non ha presentato una vera nuova gamma di microprocessori, introducendo le CPU Haswell Refresh insieme a Devil's Canyon, dei modelli pensati per gli overclocker ma, nella sostanza, pur sempre delle CPU Haswell a 22 nanometri.

Non è un mistero, la casa di Santa Clara ha avuto parecchi problemi nel mettere a punto il processo produttivo a 14 nanometri e ciò l'ha messa nella spiacevole situazione di trovarsi a gestire l'ormai concluso sviluppo delle CPU Broadwell e quello, già avviato, delle CPU Skylake.

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Una delle due soluzioni doveva avere la peggio ed è stata, di logica, Broadwell. Le CPU Broadwell le ritroviamo principalmente in ambito mobile (Intel Core M e non solo) e sotto forma di processori "R" (mini PC e AIO). Anche in quei settori però Intel ha presentato Broadwell con il "freno tirato" e infatti il vero rinnovamento di gamma da parte di tutti i produttori di portatili è arrivato nelle scorse settimane con le CPU Skylake.

In ambito desktop, complice l'assenza di concorrenza da parte di AMD, Intel si è potuta permettere di gestire la situazione con Haswell Refresh. A giugno ha tuttavia deciso di rompere gli indugi portando Broadwell nel settore desktop. I chip Core i7 5775C e Core i5 5675C, di per sé validi, si sono tuttavia rivelati poco interessanti a causa dei prezzi elevati e l'arrivo delle nuove CPU Skylake, foriere di un radicale cambio di piattaforma.

Archiviato il debutto dei nuovi processori Core, per Intel è arrivato il momento di tirare le somme su quanto fatto. E non sono tutte rose e fiori. Secondo Kirk Skaugen, General Manager del Client Computing Group, l'azienda ha sbagliato. Davanti alla platea finanziaria della Citi Global Technology Conference il dirigente ha ammesso che non presentare CPU Broadwell per desktop l'anno passato è stato un errore che ha impattato sui conti dell'azienda.

"I desktop sono un business da più di 10 miliardi di dollari per Intel. […] Abbiamo fatto un esperimento e ci siamo detti che forse stavamo portando la tecnologia sul mercato troppo rapidamente. […] Si è rivelato un errore. Ci ha permesso di risparmiare in ricerca e sviluppo, ma Windows XP era arrivato a fine corsa e non c'era una ragione (da parte dei consumatori, ndr) per acquistare un nuovo PC quest'anno".

Skaugen non ha spiegato nei dettagli qual è stato l'impatto sul fatturato di Intel, ma la scelta di aspettare Skylake avrebbe contribuito al rallentamento del business desktop. Ciò che sappiamo è che in termini di unità nel primo trimestre il business dei chip desktop ha perso il 16% su base annua. La situazione si è fatta ancora più "grave" nel secondo trimestre con un -22%.

Va detto tuttavia che con il "senno di poi" è molto facile dire se si è sbagliato o fatto bene, specie se puoi dirlo a cuor leggero, particamente senza avere concorrenti. AMD, infatti, è marginale ed è rimandata al tardo 2016, quando arriveranno i primi prodotti basati sulla nuova architettura Zen.

Dando uno sguardo alle due CPU Broadwell arrivate sul mercato desktop non siamo così certi che il loro debutto si sarebbe tramutato automaticamente in vendite di CPU molto più elevate. D'altronde è da anni - sicuramente dall'architettura Sandy Bridge - che in ambito desktop si può tranquillamente mantenere le stesso processore per una o più generazioni. E Broadwell non ci è apparso un miglioramento tale da indurre molti appassionati ad abbandonare Haswell o le CPU precedenti.

Vedremo cosa accadrà il prossimo anno, quando dovrebbero debuttare le CPU Kaby Lake, una sorta di "Skylake Refresh". Non ci attendiamo grandi scossoni, anche perché il mercato PC non dovrebbe più presentare i grandi sussulti di un tempo. La stessa Intel, infatti, ritiene che sul lungo periodo il settore rimarrà su livelli di vendita simili agli attuali, se non in leggero calo.

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