Metodologia di prova

Recensione - Test dell'SSD 910, la nuova famiglia di SSD PCI Express di Intel per il settore enterprise. Disponibili due modelli, da 400 e 800 GB. Scopriamo come se la cava quanto a prestazioni, consumi e affidabilità.

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a cura di Tom's Hardware

Metodologia di prova

Come abbiamo scritto in passato, un carico di lavoro di tipo enterprise è abbastanza diverso da uno di tipo desktop o client. Per questo le unità sono testate, analizzate e valutate in modo differente. La slide qui sotto, mostrata al Flash Memory Summit dello scorso anno, offre una buona visione delle differenze.

Gli SSD non sono facili da testare. A differenza dei tradizionali dischi a piatti rotanti, le soluzioni allo stato solido sono influenzate da molti fattori difficili da controllare.

La Storage Networking Industry Association (SNIA), un gruppo di lavoro composto dai produttori di SSD, memoria Flash e controller, ha creato una procedura di test che tenta di controllare il più alto numero di varianti riconducibili agli SSD.

La Solid State Storage Performance Test Specification (SSS PTS) è una grande risorsa quando si deve effettuare il test su SSD enterprise. La procedura non definisce quali prove devono essere effettuate, piuttosto il modo in cui devono funzionare. Questo flusso di lavoro è suddiviso in quattro parti:

1) Purificazione (Purge): pone il disco in una posizione di partenza conosciuta. Per gli SSD questo normalmente significa "Secure Erase", ovvero cancellazione sicura.
2) Pre-condizionamento del carico di lavoro indipendente: un compito prescritto che non è correlato al carico di lavoro testato.
3) Pre-condizionamento basato sul carico di lavoro: test del carico di lavoro vero e proprio (operazioni 4KB casuali, sequenziali da 128 KB e così via) che spinge il disco verso uno stato di equilibrio.
4) Stato di equilibrio: il punto nel quale le prestazioni del disco non cambiano più in base alla variabile monitorata.

Questi passaggi sono critici durante la prova degli SSD e quando passiamo tra scritture casuali e sequenziali.

Il grafico qui sotto dimostra la razionalità delle linee guida della SNIA sull'SSD 910 di Intel. Abbiamo effettuato anzitutto la cancellazione sicura (Purge), seguita da cinque scritture complete dell'unità con dati casuali 4 KB (Pre-condizionamento del carico di lavoro indipendente). Poi abbiamo scritto l'intera capacità del drive quattro volte di fila con scritture casuali da 8 MB (Pre-condizionamento basato sul carico di lavoro). Abbiamo dovuto attendere la quarta scrittura completa del disco per raggiungere lo stato di equilibrio.

Per tutti i test prestazionali di questa recensione abbiamo seguito SSS PRS per ottenere risultati accurati e ripetibili.

Infine, SSS PTS richiede che tutti i modelli di dati siano casuali. Questo è necessario per normalizzare i risultati degli SSD che ottimizzano le prestazioni per dati comprimibili. In generale la comprimibilità dei dati è soggetta al caso, perciò per rappresentare lo scenario peggiore, si usano dati casuali se applicabili ai test prestazionali. L'SSD 910 di Intel non effettua alcuna compressione dei dati, ed i risultati per i dati comprimibili sono identici.

Per questo test Intel ci ha inviato un campione da 800 GB del suo SSD 910. Abbiamo fatto dei test sia in modalità Prestazioni massime che Default. Per simulare le prestazioni del modello da 400 GB abbiamo configurato solo due dei quattro moduli NAND, in base alle istruzioni dell'azienda. L'unità non è arrivata con un supporto PCIe full-height, quindi i test sono stati effettuati senza averne uno installato.

Per avere un termine di paragone abbiamo provato anche l'OCZ Z-Drive R4 RM88 da 1,6 TB. Non è una sfida leale, in quanto l'unità PCIe di OCZ offre una capacità doppia, ha il doppio dei controller e richiede uno slot PCIe ¾-height e di piena lunghezza. L'R4 però si avvale di controller SandForce e volevamo vedere di che pasta è fatto l'SSD 910, poiché la maggior parte delle nostre prove sono state effettuate con dati incomprimibili, un problema noto di SandForce.