Le autorità commerciali cinesi hanno messo nel mirino i colossi statunitensi dei semiconduttori con un'inchiesta che potrebbe rappresentare l'ultimo capitolo della guerra commerciale tecnologica tra Pechino e Washington. L'Ufficio per le indagini e i rimedi commerciali del Ministero del Commercio cinese ha diffuso questionari dettagliati che richiedono informazioni sensibili sulle operazioni delle aziende americane attive sul territorio della Repubblica Popolare. L'iniziativa arriva in un momento particolarmente delicato, a poche settimane dall'incontro previsto tra i leader delle due superpotenze.
Sebbene i documenti ufficiali non facciano nomi specifici, la formulazione delle domande sembra costruita su misura per aziende come Texas Instruments e Analog Devices, due dei principali produttori americani di chip. Il questionario è presentato formalmente come parte di un'indagine anti-dumping, la stessa procedura che l'Unione Europea utilizza spesso per verificare se prodotti esteri vengano venduti a prezzi artificialmente bassi per danneggiare i concorrenti locali.
Le richieste cinesi entrano nel vivo delle strategie commerciali delle multinazionali: Pechino vuole conoscere nel dettaglio come le società americane differenziano i prezzi tra il mercato domestico statunitense e quello asiatico, con particolare attenzione alla Cina. Non solo i margini di profitto sono sotto la lente d'ingrandimento, ma anche i ricavi complessivi generati nelle diverse aree geografiche, un dato che potrebbe rivelare quanto il gigante asiatico sia cruciale per i bilanci delle aziende americane del settore.
Ma l'inchiesta va oltre i semplici dati finanziari. Le autorità richiedono informazioni estremamente dettagliate sulle operazioni logistiche, inclusi i costi di trasporto, le spese di magazzinaggio e i volumi di vendita per singolo cliente. In una mossa che solleva interrogativi sulla tutela della privacy commerciale, il questionario chiede esplicitamente i nomi dei clienti cinesi e i dettagli delle transazioni con ciascuna organizzazione. Vengono inoltre richieste informazioni sui fornitori di materie prime, completando così un quadro a 360 gradi della catena di approvvigionamento.
L'iniziativa si inserisce in un contesto di tensioni crescenti nel settore tecnologico. Gli Stati Uniti hanno infatti imposto negli ultimi anni restrizioni sempre più severe sulle esportazioni di semiconduttori avanzati verso la Cina, limitando l'accesso di Pechino a tecnologie considerate strategiche. Le misure americane hanno colpito duramente giganti cinesi come Huawei e hanno portato alla costruzione di quello che alcuni analisti definiscono un "muro tecnologico" tra le due economie.
La mossa cinese potrebbe rappresentare una forma di ritorsione asimmetrica, caratteristica delle dispute commerciali moderne dove le parti non si scontrano direttamente ma utilizzano strumenti regolatori e burocratici per esercitare pressione. L'uso di indagini anti-dumping come strumento di politica commerciale è del resto una pratica consolidata a livello globale, ma il tempismo di questa iniziativa appare tutt'altro che casuale, cadendo proprio nelle settimane che precedono il previsto confronto diplomatico ad alto livello tra i vertici dei due paesi.
Per le aziende americane coinvolte, la questione presenta rischi concreti. Rivelare informazioni dettagliate sui propri modelli di prezzo e sulla struttura dei costi potrebbe esporre strategie competitive sensibili, mentre fornire i nomi dei clienti cinesi potrebbe mettere questi ultimi in una posizione delicata. D'altra parte, rifiutarsi di collaborare con un'inchiesta ufficiale potrebbe comportare sanzioni o restrizioni sul mercato cinese, ancora fondamentale per molti produttori di semiconduttori nonostante le tensioni geopolitiche.