La responsabilità degli amministratori dei portali online

La piattaforma di video sharing The Pirate Bay è stata dichiarata illegale dalla Corte di Giustizia Europea, ecco a livello legale che cosa comporta questa sentenza.

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a cura di Luigi Dinella

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Poteva considerarsi fino ad oggi consolidato l'orientamento secondo cui gli amministratori delle piattaforme online non fossero da ritenere responsabili per i contenuti pubblicati dagli utenti, tuttavia una recente sentenza della Corte di Giustizia Europea rischia di stravolgere il quadro finora delineatosi. Abbiamo chiesto un parere al Dott. Luigi Dinella dello Studio Legale Fioriglio Croari.

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Foto: © cuteimage1 / Depositphotos

In vista della riforma europea del copyright (attualmente in discussione nel Parlamento Europeo), una recente sentenza della Corte di Giustizia Europea ha dichiarato illegale la piattaforma di video sharing The Pirate Bay (noto sito che ha il fine di facilitare la ricerca e il download di file di tipo BitTorrent, uno dei protocolli più utilizzati per il trasferimento di contenuti spesso protetti da diritto d'autore) e rischia di rivoluzionare il concetto di responsabilità dei grandi colossi di video sharing e social network (e amministratori di piattaforme online in generale) per i contenuti pubblicati dagli utenti, all'interno delle loro strutture, che violano il diritto d'autore.

La pronuncia, pur riguardando esclusivamente The Pirate Bay, presenta delle motivazioni alla base che possono facilmente essere estese ai vari gestori dei portali: questi, infatti, non vengono più considerati come semplici intermediari neutrali (secondo quanto previsto dalla direttiva europea sull'ecommerce) quando organizzano i contenuti pubblicati dagli utenti e traggono profitto dalla loro pubblicità.

Una svolta di questo genere potrebbe portare alla possibilità, per il titolare del diritto d'autore violato, di rivalersi non soltanto nei confronti dell'autore dell'illecito (colui che pubblica il contenuto) ma anche nei confronti degli amministratori del portale su cui il contenuto viene caricato, circostanza finora costantemente negata.

Come nel caso in questione, dove una fondazione che protegge i titolari di diritto d'autore in Olanda ha richiesto al giudice olandese un'ordinanza d'ingiunzione nei confronti dei provider di due siti per bloccare i nomi di dominio e gli indirizzi IP di The Pirate Bay. La questione è poi stata denunciata dalla Corte Suprema dei Paesi Bassi ai Giudici Comunitari, che sono arrivati alla pronuncia in esame.

Il quadro normativo

La responsabilità degli amministratori dei portali di video sharing (e piattaforme online in generale) è più volte stata esclusa alla luce delle disposizioni previste dalla direttiva ecommerce europea. In base al dettato normativo della direttiva, infatti, chi svolge il ruolo di semplice intermediario per la pubblicazione dei contenuti non può avere un obbligo di sorveglianza sulla liceità dei contenuti pubblicati, a meno che non sia pienamente consapevole della loro illiceità.

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Foto: © kentoh / Depositphotos

In capo a tali soggetti permangono, dunque, esclusivamente gli oneri di cancellazione del contenuto illecito su segnalazione dell'interessato e della comunicazione dell'illecito alle competenti autorità. Per comprendere pienamente la disciplina comunitaria bisogna, inoltre, prendere in considerazione il dettato della direttiva europea sul diritto d'autore che contiene importanti previsioni legate specificatamente alla società dell'informazione.

Le motivazioni

Passando alla decisione della Corte di Giustizia, si nota come alla base vi siano diverse precisazioni che hanno lo scopo di indicare quando ci si possa allontanare dalla tradizionale disciplina e, dunque, configurare un'ipotesi di responsabilità dell'amministratore della piattaforma.

Viene innanzitutto chiarito che l'inserimento di contenuti all'interno delle piattaforme rappresenta una "comunicazione al pubblico" e, dunque, in base a quanto previsto dalla direttiva europea in materia di copyright, è necessaria l'autorizzazione del titolare del diritto: in caso contrario si realizzerebbe una violazione del diritto d'autore e, pertanto, il titolare potrebbe agire nei confronti dell'autore dell'illecito per tutelare i propri diritti.

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Foto: © bloomua / Depositphotos

La Corte sottolinea inoltre come in questo caso vi sia un comportamento diretto e attivo da parte degli amministratori del portale, in quanto è evidente un'attività d'indicizzazione dei torrent (oltre che di raccolta dei contenuti per categorie o l'eliminazione di quelli obsoleti) ai fini di agevolare la ricerca e il download dei contenuti: è evidente come questi non possano essere ignari del fatto che sul proprio portale vengano diffuse opere coperte da diritto d'autore senza l'autorizzazione del titolare.

Altro punto a sfavore, che testimonia maggiormente il ruolo attivo degli amministratori, è rappresentato dallo scopo di lucro della propria attività dal momento che la gestione attiva della piattaforma ha generato ingenti introiti di carattere pubblicitario.

Come si può notare, le motivazioni alla base della decisione hanno un carattere abbastanza ampio, e qualora dovessero essere integrati i vari punti enunciati dalla Corte vi sarebbe la forte probabilità che la stessa decisione possa essere estesa facilmente anche ai cosiddetti User Generetor Content, piattaforme dedicate alla condivisione gratuita (come possono esserlo i social o YouTube), e ciò potrebbe rappresentare un vero e proprio cambio di rotta.

È infine da aggiungere che sicuramente la sentenza non potrà riguardare in alcun modo i cosiddetti cyberlocker, piattaforme che lasciano un determinato spazio all'utente per inserire dati. In questo caso, infatti, non viene svolta alcuna attività diretta da parte dell'amministratore che resta totalmente passivo e, dunque, i principi espressi dalla sentenza non possono riguardarlo.


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