LI-RAM, la memoria del futuro che usa la luce

Una chimica canadese ha messo a punto la LI-RAM, una memoria che usa la luce per salvare informazioni in una singola molecola. Consumerà meno, non produrrà calore e sarà più veloce.

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a cura di Manolo De Agostini

Natia Frank, chimica della University of Victoria (British Columbia, Canada), ha creato un materiale rivoluzionario che potrebbe rendere computer e smartphone non solo più veloci, ma anche meno affamati di energia e in grado di durare a lungo.

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Natia Frank (a destra) con la dottoranda Aiko Kurimoto

Il nuovo materiale consente di creare chip di memoria "a livello molecolare". La memoria è detta light induced magnetoresistive random-access memory (LI-RAM). "L'invenzione è parte di un impegno internazionale volto a ridurre i consumi e il calore prodotto dai moderni chip", si legge in un comunicato stampa.

La LI-RAM promette di usare il 10% di energia in meno rispetto alle MRAM (memorie magnetoresistive) attuali, senza creare quasi del tutto calore. Al tempo stesso è in grado di processare più velocemente le informazioni e funzionare più a lungo. In questo modo si cerca di affrontare il cosiddetto "power wall", ossia una rapida perdita di efficienza legata al surriscaldamento che si crea con l'aumento delle prestazioni di un chip.

Usare la luce anziché l'elettricità come conduttore di informazioni è ciò che rende unica la LI-RAM. "Il materiale nella LI-RAM ha l'inusuale qualità di cambiare rapidamente proprietà magnetiche quando viene colpito da luce verde", ha spiegato Natia Frank. Questo significa che l'informazione può essere processata e archiviata a livello della singola molecola, permettendo lo sviluppo di una memoria universale - una tecnologia finora solo ipotetica.

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Natia Frank sta lavorando con produttori di elettronica di tutto il mondo per ottimizzare e commercializzare la tecnologia, che potrebbe arrivare sul mercato entro i prossimi 10 anni. Potenzialmente il materiale potrebbe trovare spazio non solo in ambito elettronico, ma anche in celle solari, strumentazione medica e nanotecnologie. "Questo è solo l'inizio", ha concluso Natia Frank.