Avatar di Dario D'Elia

a cura di Dario D'Elia

Quando Rupert Murdoch, patron di News Corporation News Corporation e quindi di una buona parte dei media internazionali (fra cui circa 175 testate, fra cui The Times, The Sunday Times, The Sun, il New York Post…) fa una dichiarazione molti iniziano a preoccuparsi, altri segnano sull’agenda cosa succederà nei prossimi anni. Già, perché se lui dice che il Web trasformerà i mezzi di informazione il primo pensiero è che ha abbia scoperto l’acqua calda, il secondo è che si preparano fiumi di investimenti nel settore. Di fronte all’American Society of Newspaper Editors Rupert ha spiegato che il futuro economico è in questa direzione: anche il pubblico meno interessato alla carta stampata, come i più giovani, si informa e legge le notizie online. "Abbiamo l’esperienza, il know-how e le risorse, siamo nella posizione ideale, grazie anche a questo particolare mezzo, per acquisire nuovi consumatori" – ha spiegato Murdoch.

Il suo monologo deve essere sembrato quasi un monito: se non rimettiamo in discussione i nostri metodi offline rischiamo di essere sconfitti. Qualche vecchio giornalista a quel punto deve aver tremato, perché confrontarsi con il Web obbligherebbe a trasformare il proprio stile, completare le notizie con file multimediali e soprattutto essere obbligati a confrontarsi con il gradimento. No click, o unique user, no money.

"Quanti possono dire sinceramente che stanno sfruttando al massimo i siti web del proprio giornale – ha rincarato – fornendo nuovi servizi ai lettori e rafforzando la propria azienda?".

Non si tratta solo di una rivoluzione tecnologica, ma anche culturale. Con questo tipo di approccio il generalismo è destinato a finire. L’informazione non può che essere destinata ad un futuro "personalizzato". L’utente sceglie e decide cosa leggere in base al proprio gusto. Certamente presso la News International di Londra, il gruppo che raccoglie tutte le testate britanniche di Lord Sun, i dipendenti sono scettici: sono abituati a queste sparate. Il problema è che se lui dice una cosa di questa portata c’è da scommettere che qualcosa cambierà.

Per ora le versioni online della maggior parte delle testate giornalistiche più importanti replicano semplicemente le notizie, e non offrono contenuti speciali. Eppure l’unico progetto serio portato avanti dal New York Times sembra aver raggiunto già ottimi risultati, facendo superare il numero di lettori online a quello delle copie vendute.

A questo punto le indiscrezioni che vedono Murdoch in pole position per l’acquisizione del Financial Times, potrebbero concretizzarsi in un grande progetto mediatico. Con più di 76 mila abbonati e poco più di 3,5 milioni di utenti al mese, uno dei più prestigiosi giornali finanziari potrebbe trasformarsi in una “testa di ponte” per tutti i progetti che Rupert ha in mente. Una su tutti? Sfidare apertamente il Wall Street Journal, con stile diverso e con l’aiuto del Web.