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a cura di Dario D'Elia

Dopo circa otto mesi di sperimentazione Nokia ha deciso di accantonare lo sviluppo dei nuovi sistemi di alimentazione a cella di combustibile. Nello scorso giugno Tero Ojanpera, responsabile del centro ricerche Nokia, aveva mostrato alla stampa internazionale il primo prototipo di palmare dotato di pacchetto batteria di nuova generazione, predicendo che entro i prossimi due anni sarebbe iniziata la commercializzazione per i mercati home e business.

La soluzione tecnologica è vincente, perché si basa sulla reazione chimica prodotta dall’ossidazione del metanolo: una volta esaurita la sua capacità di produrre elettricità si effettua il rabbocco, come se si trattasse di una normale sorgente di energia a combustibile, tipo gli alimentatori a gasolio.

"Le batterie a celle di combustibile sono il futuro, - ha confermato Matti Naskali, ricercatore di Nokia – ma in questo momento il progetto rimane in standby"

I motivi di questo inaspettato stop sembrano essere giustificati dall’eccessiva difficoltà nel raggiungere performance soddisfacenti, a fronte delle esigenze di miniaturizzazione richieste dai dispositivi portatili. Allo stesso tempo le regolamentazioni riguardanti il trasporto del metanolo, considerata una sostanza infiammabile, hanno evidenziato gli attuali limiti di una sua eventuale gestione logistica. Il packaging speciale e la mancanza di distributori efficienti hanno probabilmente scoraggiato il futuro piano di commercializzazione.

Fortunatamente i concorrenti della casa finlandese, come Motorola, Toshiba, Fujitsu e NEC, sembrano non condividere la stessa visione: i loro laboratori di ricerca sono alla frusta; nei prossimi anni potrebbero già sfornare i primi cellulari e laptop con batterie a celle di combustibile.