Nvidia, il mining di criptovalute è ancora un problema (in tribunale)

Secondo un gruppo di investitori, Nvidia non avrebbe comunicato correttamente il volume delle entrate legato al mining delle criptovalute negli anni passati. Nvidia sta cercando di cercando di far cadere l'accusa.

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a cura di Jacopo Ferrante

A volte ritornano, verrebbe da dire. Nel biennio 2017-2018 Nvidia e AMD sono state “investite” da una fortissima richiesta di schede video con l’esplosione del mining di criptovalute. Le due aziende faticarono a coprire la domanda di GPU, ma videro anche aumentare sensibilmente le vendite e di conseguenza il fatturato.

Con la fine del mining tramite le GPU, Nvidia si ritrovò con un grande inventario che faticò a smaltire per diversi mesi. I fantasmi del passato però a volte ritornano, sotto forma di una causa legale. Nvidia sta infatti cercando di far cadere una denuncia secondo cui avrebbe ingannato gli investitori e gli analisti riguardo il fatturato di quel periodo.

Secondo l’azienda, analisti e investitori avrebbero selezionato le notizie riguardo i suoi fatturati con il “lanternino”, travisando il quadro generale, e questo poco prima del tonfo del prezzo delle azioni. Le azioni di Nvidia crollarono sensibilmente tra settembre e dicembre 2018 a causa delle minori vendite di GPU adeguate al mining. Questo ovviamente destò malumore tra gli investitori, ma il nodo della questione è come Nvidia riportò i dati di fatturato legati al mining e quelli relativi al gaming.

Nvidia viene sostanzialmente accusata di scarsa trasparenza: non sarebbe stata chiara sul fatto che il segmento gaming conteneva un buon volume di vendite legate al mining. Secondo gli investitori, Nvidia riconobbe questa commistione di dati solo nell'agosto 2018 dopo il calo netto del fatturato. Il legale di Nvidia, Patrick E. Gibbs dello studio legale Cooley LLP, ritiene che quanto sostenuto dagli investitori sia errato, in quanto non hanno fornito alcuna prova che l'azienda conoscesse i fatti rappresentati nella causa, e non hanno dimostrato alcun collegamento tra il calo di prezzo delle azioni e le accuse.

Il legale rappresentante degli azionisti ha risposto che Nvidia invece dichiarò che il fatturato legato alle criptovalute era contenuto, mentendo: era infatti abbastanza elevato da impedirle di raggiungere il fatturato previsto quando la domanda legata al mining iniziò a precipitare e il prezzo delle criptovalute crollò.

Durante l'udienza, il giudice distrettuale Haywood S. Gilliam Jr. ha chiesto a Nvidia come mai un analista di Morgan Stanley e altri fossero apparsi sorpresi quando l’azienda dichiarò a novembre 2018 che si aspettava un calo del fatturato di oltre il 7%. Gibbs ha risposto che alcuni analisti ipotizzarono erroneamente che la domanda di schede video gaming fosse "statica". Inoltre ha sostenuto che non tutti gli analisti risposero mostrando "lo stesso tipo di sorpresa" alle previsioni sugli utili.

Il giudice sta valutando le argomentazioni delle due parti e probabilmente la causa si protrarrà ancora per diverso tempo.