Il Dipartimento del Commercio statunitense sarebbe sul punto di autorizzare NVIDIA all'importazione in Cina delle GPU AI H200, secondo quanto riportato da Semafor citando fonti vicine alla questione. Una mossa che potrebbe ridisegnare gli equilibri del mercato dei chip per intelligenza artificiale nella regione asiatica, permettendo all'azienda di consolidare il dominio dell'ecosistema CUDA proprio mentre la competizione di Huawei si fa sempre più forte. La questione rimane tuttavia complessa: sarà Pechino stessa a decidere se accettare questi acceleratori, dopo aver precedentemente bloccato le importazioni del più mondesto H20.
L'autorizzazione riguarderebbe esclusivamente l'Nvidia H200, processore la cui architettura risale al 2022 ma che mantiene caratteristiche tecniche di rilievo per il training di modelli linguistici di grandi dimensioni. Il chip integra 144 GB di memoria HBM3, una specifica cruciale per gestire i parametri dei Large Language Model, posizionandosi comunque diverse generazioni dietro le soluzioni Blackwell di ultima generazione come le GB200 NVL72. Il divario prestazionale rispetto all'HGX H20, progettato nel 2023 per rispettare i limiti imposti dai controlli all'esportazione USA, risulta comunque a favore dell'H200.
La dinamica commerciale si inserisce in un contesto geopolitico particolarmente delicato per il settore dei semiconduttori ad alte prestazioni. Huawei ha infatti sviluppato acceleratori e sistemi rack-scale capaci di competere tecnicamente sia con le H200 che con le più avanzate configurazioni GB200 NVL72 di NVIDIA. Nonostante questa alternativa domestica, molte aziende cinesi continuano a preferire l'hardware NVIDIA per una ragione fondamentale: la dipendenza consolidata dallo stack software CUDA.
Questa preferenza sottolinea come la battaglia per il mercato AI non si giochi esclusivamente sulle prestazioni brute dei chip, misurate in TOPS o throughput di memoria, ma sulla maturità degli strumenti di sviluppo. CUDA ha accumulato oltre quindici anni di ottimizzazioni, librerie specializzate e familiarità tra sviluppatori e data scientist. Migrare un'intera pipeline di training e inference verso architetture alternative richiede investimenti significativi in termini di tempo e risorse, spiegando la persistente fedeltà verso le soluzioni NVIDIA anche in presenza di alternative tecnicamente competitive.
L'eventuale via libera alle H200 rappresenterebbe un'evoluzione importante rispetto alle restrizioni imposte negli scorsi anni dall'amministrazione statunitense, che aveva forzato NVIDIA a declassare le specifiche degli acceleratori destinati al mercato cinese. Le H20, nate proprio da questi vincoli normativi, presentano limitazioni sostanziali in termini di larghezza di banda della memoria e capacità di calcolo per l'addestramento di reti neurali profonde. L'H200 eliminerebbe queste strozzature, offrendo capacità molto più vicine a quelle disponibili nei datacenter occidentali.
Resta da vedere se Pechino accoglierà favorevolmente questi chip o se, come nel caso precedente delle H20, sceglierà di bloccare le importazioni per favorire lo sviluppo dell'industria nazionale dei semiconduttori. La strategia cinese di autosufficienza tecnologica potrebbe prevalere sulle esigenze immediate delle aziende locali che operano nel campo dell'intelligenza artificiale.