Perché l’informatica ha bisogno delle donne

Non è un segreto per nessuno che, al momento, l’informatica sia un campo a predominanza maschile, ma non è scritto da nessuna parte che debba restare così per sempre e, soprattutto, se più donne scegliessero questo campo ne gioveremmo tutti.

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a cura di Giancarlo Calzetta

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Il problema della carenza di donne nei settori ad alta tecnologia è ormai annoso, ma non tutti lo vedono come un problema. Del resto, se siamo arrivati fin qui, forse non è il caso di insistere con “l’aumento delle quote rosa”. Oppure potrebbe essere proprio questo il momento per fare il salto e con delle valide motivazioni. Ne abbiamo parlato con Manuela Lavezzari, di Lenovo, da tempo impegnata sul tema.

“Lenovo” – ci dice Manuela Lavezzari, Marketing Manager EMEA per Lenovo – “è un’azienda che ha fatto dell’inclusione uno dei suoi punti di forza. Pur se di origine cinese, da molti anni punta alla massima internazionalizzazione. Buona parte del board di amministrazione proviene da Paesi molti distanti e questa è una caratteristica che ha dato molta forza all’azienda”.

Non è una novità, del resto, che culture multietniche siano più innovative e “robuste” rispetto a quelle meno varie. “Avere gente che proviene da culture diverse ti permette di creare prodotti che soddisfano una gamma di bisogni più ampia e in un mercato globale come quello moderno, questo è indispensabile”.

È quindi facile capire perché adesso c’è bisogno di maggior varietà anche dal punto di vista di genere nel settore dell’informatica e dell’elettronica. “Avere più donne nel settore” – continua Lavezzari – “sarebbe sicuramente un arricchimento. Già adesso in Lenovo esistono dei programmi che stimolano la crescita professionale femminile e abbiamo circa il 34% di impiegate, ma c’è ancora del lavoro da fare. I bisogni della società moderna hanno bisogno di gente che possa analizzarli da più punti di vista e solo un miglior bilanciamento può portare a questo risultato”.

Senza contare che ci sono anche delle necessità più “prosaiche” e forse addirittura di comodo alla necessità di portare più donne nel settore. “Al momento,” – sottolinea Manuela Lavezzari – “nel settore IT c’è una grave carenza di personale competente e il fabbisogno di nuove figure tecniche non potrà essere soddisfatto se non ci sarà un maggior apporto femminile”.

Ma perché le donne sono così poche in questo settore e cosa bisognerebbe fare per attrarne un maggior numero?

“Uno dei motivi più consistenti nel perdurare di questa situazione” – sostiene Lavezzari – “va ricercato nell’ambiente familiare. Ancora troppo spesso i genitori tendono a spingere le ragazze verso studi umanisti e i ragazzi verso quelli tecnici. Ma questa differenza la si vede anche in come si motivano i ragazzi ad affrontare alcune attività quotidiane: quello che ai ragazzi viene chiesto di affrontare per dimostrare di esser coraggiosi, alle ragazze viene raccomandato di non fare per evitare di farsi male.”

L’unico modo per forzare questa situazione è quello di mostrare alle ragazze che, invece, anche loro possono riuscire in settori in cui le donne sono in minoranza.

“Mostrare modelli positivi è indispensabili: astronaute, dottoresse, matematiche e altre figure delle professioni STEM possono convincere le ragazza in età scolare superiore a fare il grande salto”.