Prezzi degli hard disk in impennata, speculatori all'opera

Il prezzo dei dischi fissi da 1 terabyte è salito del 180 percento a causa della difficile reperibilità in seguito alle alluvioni in Thailandia. La preoccupazione riguardo al blocco produttivo è condivisa da banche di investimento e aziende, ma un'impennata dei prezzi così esagerata è probabilmente frutto di speculazioni.

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a cura di Elena Re Garbagnati

Come preventivato, le inondazioni che hanno interessato molte zone della Thailandia si sono ripercosse sul prezzo dei dischi fissi. In questo Paese, infatti, si produce il 25% degli hard disk su scala mondiale e l'allagamento di molte fabbriche ha comportato un fermo di produzione e una conseguente situazione di difficile reperibilità dei pezzi.

La prima ad essere stata danneggiata è stata Western Digital, che produce circa il 60% dei suoi hard disk nel Paese disastrato, seguita da Toshiba.

Il prezzo dei dischi fissi sta salendo vertiginosamente

Fra le zone che hanno registrato i danni maggiori ci sono infatti Bang-Pa, Navanakorn e di Bangkadi, che sono tre siti industriali in cui si concentrava la produzione di componenti per dischi fissi. Al momento le stime parlano di una mancata produzione di un minimo di 50 milioni di unità, che si unisce all'incertezza sui tempi del ripristino totale della produttività delle fabbriche.

Una notizia pubblicata oggi dal sito inglese The Register riferisce di un rincaro dei prezzi fino al 180 percento per modelli Samsung SATA da 1 TB. Dato che i problemi di reperibilità erano di facile previsione, al momento è difficile capire quanto questa impennata dei listini sia giustificata dalla mancanza di unità e quanto invece sia frutto della speculazione di distributori e rivenditori, che hanno visto nella tragedia naturale e umana la possibilità di fare soldi facili.

Attualmente le notizie sono frammentarie e riferiscono che la difficile reperibilità di dischi fissi potrebbe protrarsi fino a tutto il primo trimestre del 2012, con i fornitori che tenderanno a favorire i principali clienti OEM nelle consegne. 

Molte fabbriche di dischi fissi in Thailandia sono allagate, la produzione è ferma

Questo comporta senza dubbio un incremento dei prezzi a lungo andare, ma nell'immediato le cifre fuori controllo che abbiamo indicato sembrano oltremodo gonfiate, se si tiene conto che i modelli da 1,5 TB attualmente presso alcuni rivenditori costano il doppio di quanto venivano fatti pagare prima dell'alluvione, mentre quelli da 2 e 3 terabyte hanno avuto rispettivamente rincari del'80 e del 30 percento.

Il problema della mancata produzione di hard disk non è da sottovalutare, tenuto conto che persino la banca d'investimento Barclays Capital ha tagliato le sue previsioni di crescita delle vendite dei PC per il quarto trimestre del 2011. Rispetto al 7,2 percento di partenza, il valore di crescita è stato abbassato al 4,3 percento "a causa della continua debolezza della domanda e una carenza di hard disk (HDD) dovuta alle alluvioni in Thailandia".

Barclays ha anche confermato che il problema "continuerà fino al primo trimestre del 2012, prima che la produzione di HDD in Thailandia torni alla normalità". Le affermazioni si uniscono il report pubblicato lo scorso venerdì dal Digitimes, secondo cui alcuni produttori erano in "panico" a causa delle carenze delle scorte di dischi fissi. Dello stesso avviso è il CEO di Apple Tim Cook, che è "praticamente certo che ci sarà una carenza complessiva nel settore degli hard disk come conseguenza del disastro thailandese".

Nonostante questa situazione, sia Barclays sia il Digitimes non ipotizzavano una impennata dei prezzi nell'immediato futuro: si parlava al massimo di un aumento di 30 dollari, che sul prezzo di un computer finito avrebbe dovuto essere nell'ordine di pochi punti percentuali. Sembra quindi che siamo davanti all'ennesimo caso di speculazione, peraltro di cattivo gusto.