RetroWare - Pentium I FDIV bug: piccolo errore, danno enorme

Dopo i processori 286, 386 e 486, perché Intel chiamò Pentium il successore del 486? Perché usarono un Pentium I per sommare 100 a 486 e 585,999983605 sarebbe stato un nome troppo lungo. Se non avete capito la battuta, ve la spieghiamo nelle prossime pagine.

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a cura di Federico Bertoli

Alla fine degli anni '80 Intel affidò a un team di ingegneri il compito di progettare il successore del fortunato processore 80486, per gli amici intimi semplicemente 486 (pronunciato proprio quattro-otto-sei). Già dal soprannome P5 s'intuisce che si trattava della quinta generazione dell'architettura Intel e, rispetto al predecessore, era tanto un'evoluzione quanto una rivoluzione.

Infatti, se da un lato manteneva inalterate alcune caratteristiche, dall'altro era pur sempre il primo processore superscalare basato sull'architettura IA-32 (due pipeline permettevano di eseguire due istruzioni per ciclo di clock), la cache L1 dati era separata da quella istruzioni, l'unità dedicata ai calcoli in virgola mobile (FPU) era molto più veloce, il registro a 32 bit ed il data bus a 64 bit permettevano di indirizzare fino a 4GB di memoria, ecc.

pentium bug JPG

Il design preliminare arrivò nel 1990 mentre il primo pezzo di silicio fu litografato solo nell'aprile del 1992, troppo tardi per rispettare i piani di Intel che ne prevedevano la presentazione a giugno e la commercializzazione a settembre dello stesso anno.

Il Pentium fu ufficialmente annunciato a marzo del 1993: 3,1 milioni di transistor, frequenza di 60 o 66MHz, processo produttivo BiCMOS a 800 nm (!!!) e tensione di alimentazione a 5V. Due mesi più tardi i Pentium erano disponibili a patto di poter spendere 878 dollari per il Pentium a 60MHz oppure 964 dollari per il più veloce Pentium 66MHz. Per avere un termine di paragone, nello stesso periodo Motorola chiedeva 350-470 dollari per il processore PowerPC 601 mentre Texas Instruments voleva 899-1199 dollari per il processore SuperSPARC.