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a cura di Andrea Ferrario

Editor in Chief

SCO Group ha esteso il programma di licenza per gli utenti di Linux a tutto il mondo, Europa inclusa, attraverso le sue filiali e la sua capillare rete di rivenditori. Questo significa che anche le aziende che hanno la propria sede al di fuori degli Stati Uniti, e che utilizzano Linux, rischiano ora di essere trascinate in tribunale con l'accusa di violare i copyright di UNIX.

Sebbene ad oggi SCO non abbia aperto nessuna causa contro gli utenti di Linux, l'azienda ha ribadito proprio di recente la volontà di spiccare le prime denunce: fra i primi bersagli dovrebbero esserci alcune multinazionali americane ed europee.

Le licenze concesse da SCO, del costo "promozionale" di 699 dollari, garantiscono "l'uso run-time dei binari di Linux per tutti gli utenti commerciali che utilizzano una qualsiasi versione di Linux basata sul kernel 2.4 o successivo".

"In qualità di società quotata in borsa, SCO ha la responsabilità di proteggere la propria proprietà intellettuale e di perseguire azioni legali nel caso in cui essa sia violata", si legge un comunicato diffuso da SCO negli scorsi giorni. "Proprietà intellettuale di SCO è stata trovata all’interno del sistema operativo Linux. SCO ha immediatamente e chiaramente informato gli utenti finali di Linux sulla gravità della violazione di tale proprietà intellettuale. Il 18 novembre scorso, SCO ha quindi annunciato di avere ampliato il mandato a David Boies di Boies, Schiller and Flexner per rappresentare SCO nelle dispute legali con utenti finali che l’azienda pensa saranno avviate entro la metà di febbraio 2004".