Se andiamo avanti così con le AI, andrà a finire male

Il ricercatore che ha lavorato a ChatGPT si unisce al coro di persone preoccupate che lo sviluppo incontrollato delle AI porti a conseguenze letali

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Paul Christiano, che fino a non molto tempo fa era un ricercatore per OpenAI, ha rilasciato alcune dichiarazioni in tema di intelligenza artificiale, approfittando del fatto che ora può “parlare liberamente” avendo cambiato mestiere - ora dirige una sua associazione no-profit.

"Penso che ci sia qualcosa come un 10-20% di possibilità che l'IA prenda il sopravvento, [con] la morte di molti [o] della maggior parte degli esseri umani", ha detto Paul Christiano, intervistato per un podcast.

Il tema dell’intervista non è certo nuovo: sono anni ormai che alcuni, forse molti, ci mettono in guardia sui rischi di uno sviluppo incontrollato delle AI. Rischi che, secondo molte previsioni, sono veri e propri rischi esistenziali. Su Tom’s Hardware abbiamo diamo spazio al tema da quasi dieci anni.

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Christiano, a differenza di altri, crede però che ci sia ancora tempo per aggiustare il tiro. Se per alcuni il rischio è entro la metà del XXI secolo, il ricercatore ha “una visione un po' meno estrema”.

Il punto di rottura, comunque, resta sempre l’ipotetica creazione di una AGI. L’acronimo sta per Artificial General Intelligence e indica un’intelligenza artificiale di livello superiore, capace di eseguire una varietà di compiti, usare risorse di ogni genere, generare soluzioni creative a ogni problema.

Per il momento siamo lontani da quel risultato, ma le cose potrebbero cambiare in fretta. "In generale, forse ci si avvicina di più a un 50/50 di possibilità di fallimento poco dopo aver creato sistemi di IA di livello umano", ha aggiunto Christiano.

Per alcuni queste voci rappresentano allarmi serissimi a cui dovremmo dare ascolto, per altri sono solo vagheggiamenti, e per altri ancora si tratta del ragazzo che gridava al lupo.

Chi scrive tende e prendere la minaccia AI piuttosto seriamente, ma non tanto per l’eventualità di uno sterminio di massa, perché quella alla fine è sempre dietro l’angolo e bisogna saperci convivere.

Ciò che mi spaventa è il modo in cui le AI stanno effettivamente ponendo le basi per un futuro in cui la maggior parte degli esseri umani non avrà nulla da fare. Il cammino verso la non rilevanza è molto pericoloso: rischiamo di finire in una società distopica con miliardi di poveri a contenersi le briciole, e alcuni milioni (forse meno) di ultraricchi che controllano le macchine.

Scenari da fantascienza, certo, ma in un certo senso gli autori di sci-fi, alla fine, hanno sempre cercato di metterci in guardia riguardo al Futuro. Stavolta, forse, dovremmo prestare più attenzione del solito.

Immagine di copertina: willyambradberry