Seagate si prepara a licenziare 6500 dipendenti, pari al 14% della sua forza lavoro, entro la fine dell'anno fiscale 2017. Questa operazione di contenimento dei costi sul lungo termine avrà un impatto di 164 milioni di dollari e segue altri 1600 licenziamenti annunciati lo scorso mese. I nuovi tagli riguarderanno gli impianti produttivi ubicati principalmente in Malesia, Cina, Stati Uniti e Regno Unito.
Il produttore di hard disk statunitense, come altre aziende in tutto il mondo, sta scontando un mercato PC in forte rallentamento in particolare per quanto riguarda la richiesta di hard disk per computer desktop.
La concorrenza delle unità basate su memoria flash, ormai onnipresenti in ambito mobile e diffuse anche all'interno dei datacenter, fa il resto. Non a caso la concorrente Western Digital ha acquisito il produttore di memorie SanDisk per 19 miliardi di dollari.
Malgrado l'amaro annuncio, l'amministratore delegato Steve Luzco prova a vedere il "bicchiere mezzo pieno", guardando in particolar modo al settore cloud dove la richiesta di elevata capacità di archiviazione è più che attuale. Il quarto trimestre fiscale 2016 è stato chiuso con un fatturato di 2,65 miliardi di dollari, con un margine lordo del 25% e 37 milioni di hard disk consigliati. "Si tratta di una capacità di circa 62 exabyte, una capacità media per disco di 1,7 terabyte e un prezzo medio di vendita per unità di 67 dollari".
Il trimestre è sopra le attese precedenti di Seagate, che si fermavano a un fatturato di 2,3 miliardi di dollari. La differenza è dovuta a migliori vendite di hard disk, in particolare di stampo enterprise. E allora perché Seagate licenzia? Come riportato da un portavoce al Wall Street Journal, "è necessario ridurre i costi a causa del clima macroeconomico generale". Insomma, Seagate prova a mettere le mani avanti rispetto a possibili cambi di scenario, ma al momento a rimetterci in prima persona sono i dipendenti licenziati.
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