Secondo qualcuno, Pat Gelsinger è troppo vecchio per far tornare grande Intel

L'ex CEO e fondatore di TSMC è convinto che Gelsinger non abbia abbastanza tempo per far tornare Intel leader nella produzione dei semiconduttori.

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a cura di Marco Pedrani

Managing Editor

Secondo quanto riportato da UDN, il fondatore ed ex CEO di TSMC, Morris Chang, ha le idee abbastanza chiare sul futuro di Intel: è convinto che Pat Gelsinger non riuscirà a riportare l'azienda in una posizione di leadership. Il motivo? La mancanza di tempo. 

L'attuale CEO del colosso di Santa Clara ha 60 anni e non è certo anziano o prossimo al pensionamento, tuttavia esiste una regola per cui i dirigenti di Intel devono ritirarli all'età di 65 anni. Questo lascerebbe a Pat Gelsinger solamente cinque anni di lavoro, che secondo Chang non sarebbero sufficienti per far tornare Intel leader nelle tecnologie produttive.

Molte compagnie americane hanno regole come quella citata sopra, che impongono ai dirigenti di lasciare il proprio ruolo giunti a una certa età. Lo stesso non si applica in società come TSMC, dove Chang (che oggi ha 90 anni) è stato CEO dal 1987 (anno in cui fondò la società) al 2005, per poi coprire nuovamente il ruolo da metà 2009 fino al 2018.

C'è da dire che al momento i rapporti tra TSMC e il CEO di Intel non sembrano particolarmente buoni, specialmente dopo le ultime dichiarazioni: la scorsa settimana, Gelsinger ha affermato che la centralità di Taiwan come hub globale per la produzione di semiconduttori è fortemente a rischio, dato il forte interesse da parte della Cina di occupare l'isola. "Taiwan non è in una situazione stabile", ha dichiarato Gelsinger. "Questa settimana, Pechino ha inviato 227 aerei da guerra negli spazi aerei della difesa taiwanese. Questo vi fa sentire più o meno sicuri?".

Oltre a questo, Gelsinger ha voluto sottolineare nuovamente come, dal suo punto di vista, le compagnie straniere non dovrebbero ricevere fondi dal governo statunitense per costruire nuove fabbriche sul suolo americano. Gli aiuti previsti dal chips act americano, pari a circa 52 miliardi di dollari, dovrebbero infatti essere assegnati unicamente a produttori di chip americani. La motivazione dietro questa convinzione sarebbe il fatto che le aziende cinesi, taiwanesi e della corea del sud ricevono già aiuti dai propri governi, quindi ottenerne altri anche dagli stati uniti rendere a società come Intel più difficile competere. "Come competi con un sussidio del 30% o 40%?" ha dichiarato il CEO "Perché significa che noi non siamo in competizione con TSMC o Samsung, ma con Taiwan o la Corea. I sussidi in Cina sono perfino più alti".