Sicurezza: Symantec contro Microsoft

Symantec critica la qualità di Microsoft Morro

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a cura di Pino Bruno

Due giorni fa Microsoft aveva annunciato che, a partire dal prossimo 30 giugno, Windows Live OneCare non sarà più a pagamento. Il software per la sicurezza sarà sostituito da una versione gratuita. Nome in codice: Morro. Oggi il contrattacco di Symantec.

OneCare è un bidone, dice in sostanza e senza perifrasi il colosso di Cupertino. La sicurezza non può essere gratuita, afferma  Rowan Trollope, Symantec Senior Vice President Consumer Business. Posizione opinabile. Ci sono ottimi prodotti freeware, in giro, che fanno egregiamente il loro lavoro.

L’annuncio di Microsoft di distribuire OneCare non più attraverso il canale retail ma con una versione basic e gratuita è "un’ulteriore dimostrazione che non è nel DNA dell’azienda la realizzazione di una tecnologia di protezione di qualità e aggiornata di frequente". È il commento di Symantec, che precisa: "Nonostante il prezzo più basso rispetto agli altri vendor, gli utenti hanno espresso perplessità in merito a OneCare perché offre un livello di protezione inferiore agli standard di mercato oltre a performance scarse, come dimostrato da test condotti da terze parti. Realizzare una versione gratuita di una tecnologia al di sotto degli standard non la rende certo più efficace perché, semplicemente, innovazione e protezione sono estremamente importanti per una soluzione di sicurezza".

"Nonostante sia gratis - spiega Rowan Trollope, Senior Vice President Consumer Business - credo che Microsoft OneCare-light si comporterà persino peggio del suo predecessore, sottoponendo in sostanza gli utenti a rischi maggiori senza una protezione valida. Inoltre, dalle ricerche effettuate da Symantec, emerge chiaramente che gli utenti necessitano di un prodotto di sicurezza che non solo garantisca la massima protezione, ma che sia anche performante. E OneCare è ampiamente riconosciuto come uno dei software più impattanti sulle risorse del computer". "A seguito di questo annuncio - conclude Trollope - consigliamo agli utenti di pensare ancora più seriamente a come proteggono loro stessi, la loro identità e le famiglie online".

ringraziamo Pino Bruno per l'articolo