Spotify è troppo generoso con gli utenti non paganti: Universal Music vuole più restrizioni

Universal Music Group fa pressing su Spotify affinché stimoli ulteriormente la crescita degli abbonamenti. Il problema è che il meccanismo è delicato e il rischio potrebbe essere quello della disaffezione.

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a cura di Dario D'Elia

Universal Music Group, una delle tre più grandi etichette discografiche del mondo, vorrebbe che Spotify limitasse ulteriormente il suo servizio gratuito. Oggi a parte i passaggi pubblicitari, il mancato downloading delle tracce e qualche costrizione sul mobile c'è davvero poco da lamentarsi. E infatti i 60 milioni di utenti lo confermano.

Però l'etichetta di Santa Monica vorrebbe di più, magari ridurre il tempo di fruizione musicale mensile. Spotify però tiene duro forte dei suoi 15 milioni di abbonati. Per altro anche gli addetti ai lavori ammettono che questa piattaforma è quella con il tasso più alto di conversione da utenti basic a pagamento.

Spotify

Spotify

La questione di fondo è che i servizi di streaming sono in crescita mentre quelli tradizionali che prevedono l'acquisto di tracce – come ad esempio iTunes - perdono terreno. I numeri però dovrebbero essere considerati incoraggianti: nel 2014 lo streaming con pubblicità ha generato 295 milioni di dollari per le etichette statunitensi, mentre quello a pagamento 800 milioni di dollari.

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Musica USA

Il modello di business di Spotify funziona. Chi prova il servizio si affeziona e ci sono molte probabilità che un giorno si abboni. Universal Music Group vorrebbe bruciare le tappe e forzare la mano ai consumatori. Il rischio però è la disaffezione.

"Spotify non sta cannibalizzando iTunes", ha dichiarato Jonathan Forster, responsabile Spotify per il Nord Europa. "Spotify sta monetizzando su quelle persone su cui non è mai stato possibile". Prova ne sia che solo il 12% degli utenti iTunes è su Spotify e di questi più del 40% è abbonato.

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Fatturato

"Questo è l'anno in cui tutti iniziano a dire: il modello freemium sta crescendo abbastanza?", ha sottolineato Mark Mulligan di MIDiA Research. "Tutti sanno che converte (agli abbonamenti) ma la domanda è: lo fa abbastanza? È sufficiente perché il mercato cresca?