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Nell'articolo sull'installazione di Linux ci siamo riferiti alla distribuzione più popolare, vale a dire Ubuntu, per potervi offrire un articolo quanto più snello e utilizzabile possibile. Per le applicazioni, però, possiamo permetterci di includere anche altre distribuzioni, in particolare openSUSE e Fedora.
È sempre possibile ottenere il codice sorgente delle applicazioni gratuite od open source (FOSS), ma questa non è certo la ragione della crescita che Linux ha vissuto negli ultimi anni. Anzi, è probabile il contrario, cioè che Linux deve il suo recente successo al fatto che è diventato più facile da usare. Le applicazioni che vi presentiamo ne sono la prova: sono facili da installare, perfette per chi è nuovo al mondo Linux, e soddisfano le aspettative di un utente comune che non vuole grattacapi, ma che tutto funzioni bene e in pochi click. Ci sono tre criteri che abbiamo tenuto in considerazione per valutarle: usabilità, qualità e popolarità.
Ognuna delle applicazioni che appare in questo articolo deve essere presente in almeno uno dei depositi (repository) ufficiali, oppure come DEB o RPM sul sito ufficiale del produttore. Diverse applicazioni di qualità, disponibili però solo in forma di codice sorgente o installer shell, sono state lasciate fuori. Per considerare un'applicazione davvero usabile e di livello "mainstream", infatti, queste soluzioni non sono accettabili e noi ci siamo affidati a un principio semplice, "la nonna non smanetta con la linea di comando". Naturalmente, il criterio dell'usabilità esclude anche le applicazioni difettose.
La qualità di un'applicazione è determinata da un confronto delle sue caratteristiche con quelle dei titoli più apprezzati nella sua categoria, se ne esistono. Per esempio, i software per la gestione delle finanze personali sono stati messi a confronto con Quicken, quelli per la modifica delle immagini con Photoshop, e così via. Questo metodo, a volte può sembrare ingiusto, ma d'altra parte il nostro scopo non è dimostrare che gratis è sempre meglio, ma piuttosto dipingere un quadro realistico di cosa il mondo Linux può offrire, così che ognuno possa decidere con consapevolezza. Se manca un'applicazione di riferimento per una certa categoria, invece, abbiamo dovuto usare un po' di fantasia.
L'ultimo criterio è la popolarità. Quando si parla di software Linux, in particolare di FOSS, si tratta di un argomento importante e delicato, ma possiamo dire che un'applicazione che diventa popolare è, solitamente, un'applicazione ben scritta. Più un'applicazione diventa popolare, più rapidamente migliora, proprio perché ci sono più persone che la usano, aiutando a individuare e risolvere i problemi. Il circolo virtuoso è interno alla comunità degli utenti, che sono anche i responsabili della documentazione su un'applicazione e aiutano anche a ridurre i possibili problemi di compatibilità. La popolarità, per un'applicazione Linux, è un parametro che influenza direttamente la qualità e l'usabilità.
Abbiamo usato una nuova installazione di Ubuntu 9.04 a 32.bit, con l'interfaccia grafica GNOME predefinita. Per quando riguarda openSUSE, abbiamo usato un'installazione VM a 32-bit di openSUSE 11.1, con l'interfaccia grafica predefinita KDE. Con Fedora abbiamo usato un'installazione VM a 32-bit della versione undici (Fedora 11), con l'interfaccia grafica predefinita GNOME.
Abbiamo anche usato un'installazione VM di Kubuntu 9.04, per le rare combinazioni di .deb e KDE.
Per quanto riguarda i 64-bit, abbiamo usato un'installazione completa (non virtualizzata) di Ubuntu 9.04 a 64-bit. Se un'applicazione non era compatibile con questa versione, siamo passati a Ubuntu 32-bit, poi a Fedora e poi a openSUSE.
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Legenda:
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Per ogni applicazione, inoltre, troverete il riferimento alla versione che abbiamo usato.