Super Micro, addio ai componenti cinesi dopo lo "scandalo" del chip spia?

Dopo la notizia relativa ai chip spia presenti nelle schede madre Super Micro, l'azienda ha deciso di spostare tutta la produzione fuori dalla Cina.

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a cura di Marco Pedrani

Managing Editor

Secondo un report di Nikkei Asian Review, il produttore di server Super Micro avrebbe comunicato ai propri fornitori di spostare tutta la produzione al di fuori della Cina. Probabilmente, la decisione è stata presa dopo che alcuni clienti statunitensi hanno manifestato le loro preoccupazioni in seguito al caso dei chip spia, di cui vi abbiamo parlato lo scorso dicembre.

In quell’occasione Bloomberg riportò un’analisi indipendente di Nardello&Co che metteva in luce la presenza, in alcuni dei prodotti di Super Micro, di un chip di spionaggio cinese. Secondo il report questa “infezione” aveva contagiato oltre 30 realtà americane, tra cui Apple e Amazon, all’epoca clienti di Super Micro.

L'azienda aveva ribattuto dichiarando, tramite l’AD Charles Liang, che “nessuna agenzia governativa ci ha mai informati riguardo il ritrovamento di hardware pericoloso nei nostri prodotti; nessun cliente ci ha mai informati riguardo il ritrovamento di hardware pericoloso nei nostri prodotti; e non abbiamo mai trovato prove di hardware pericoloso nei nostri prodotti”.

Anche le stesse Apple e Amazon si schierarono in difesa di Super Micro e non vi furono più notizie in merito, per cui sul report di Bloomberg e l'analisi indipendente rimangono grandi punti di domanda.

L’azienda californiana è la terza figura di spicco del mercato server (dopo HP e Dell) e ha il 60% del proprio mercato proprio negli Stati Uniti. La notizia dei presunti chip spia ha però causato la perdita di clienti importanti e ora Super Micro rischia di essere superata da Amazon.

Super Micro aveva già intenzione di spostare parte della produzione dalla Cina a Taiwan, affidandosi alla Orient Semiconductor Electronics, principalmente a causa dell’inasprimento delle dispute commerciali tra Cina e Stati Uniti a fine 2018. Lo “scandalo” dei chip spia non avrebbe fatto altro che accelerare il processo.

L'azienda californiana al momento produce meno del 50% dei suoi server in Cina, ma l’obiettivo è quello di produrre "in casa” per eliminare qualsiasi rischio. Ad oggi, nella fabbrica interna i server vengono solo assemblati, mentre i singoli componenti sono prodotti all’estero e, principalmente, proprio in Cina.