Supercomputer cinesi senza chip statunitensi: bloccate le esportazioni

Gli Stati Uniti hanno bloccato l'esportazione di chip destinati ai supercomputer Tianhe-2 e Thiane-1A. Il timore è che i sistemi siano usati per esperimenti sul nucleare, anche se probabilmente è solo una motivazione di facciata.

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a cura di Manolo De Agostini

Le tensioni tra Stati Uniti e Cina potrebbero creare qualche problema ai produttori di hardware per supercomputer, primo fra tutti Intel. Secondo il Wall Street Journal gli Stati Uniti stanno bloccando le esportazioni tecnologiche verso i siti cinesi legati ai supercomputer Tianhe-2 e al precedente Thiane-1A.

Nel dettaglio si parla dei centri situati nelle città di Changsha, Guangzhou e Tianjin, oltre al National University of Defense Technology sempre a Changsha. "I quattro centri sono stati inseriti in un elenco governativo di soggetti determinati ad agire in contrasto con la sicurezza nazionale o gli interessi di politica estera", scrive il quotidiano.

tianhe 2

Si ritiene che Tianhe-2 e Thiane-1A siano usati per "attività legate agli esplosivi nucleari", recita una nota del 18 febbraio pubblicata dal Dipartimento del Commercio. Chuck Mulloy, portavoce di Intel, ha confermato che lo scorso autunno è stata negata all'azienda una licenza di esportazione per la fornitura di chip indirizzati ai supercomputer cinesi.

Nonostante i timori di Washington, i progettisti del Tianhe-2 affermano che il sistema è usato principalmente per progetti scientifici come la ricerca sul genoma. Secondo diversi osservatori è piuttosto evidente che la mossa degli Stati Uniti fa parte di una serie di schermaglie che va avanti da tempo.

Intel Xeon E5-2603 v3 (Haswell) Intel Xeon E5-2603 v3 (Haswell)
Intel Xeon E7-4809 v2 Intel Xeon E7-4809 v2

Pechino sta mettendo a punto nuove restrizioni per le aziende tecnologiche statunitensi sul mercato cinese, sulla base di crescenti preoccupazioni riguardo alla sicurezza informatica (spionaggio).

Le aziende del settore si stanno battendo contro la maggiore regolamentazione, a cui segue una proposta di legge antiterrorismo ritenuta "eccessivamente invasiva e che comporta la consegna di materiale sensibile", scrive il WSJ.

Allo stesso tempo il quotidiano fa notare come "i governi raramente hanno applicato restrizioni alle esportazioni tecnologiche. Una delle ragioni è che la maggior parte dei componenti usata in tali sistemi è ampiamente disponibile nel mondo e le consegne sarebbero difficili da bloccare".

Horst Simon, direttore del Lawrence Berkeley National Laboratory del Dipartimento dell'Energia USA, ritiene che queste restrizioni alla lunga favoriranno i produttori di chip cinesi, a discapito delle aziende statunitensi. "I cinesi saranno più incentivati a sviluppare la propria tecnologia e i produttori degli Stati Uniti saranno visti come meno affidabili e potenzialmente incapaci di soddisfare gli ordini esteri", ha detto Simon.