Torvalds ha usato un Macbook Air M2 per l’ultimo kernel Linux

Linus Torvalds ha affermato di aver utilizzato il suo nuovo Apple MacBook Air con chip M2 per lo sviluppo dell'ultima versione del kernel.

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a cura di Antonello Buzzi

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Come vi abbiamo riferito un paio di settimane fa
, Linus Torvalds e gli altri sviluppatori della community open source hanno recentemente lanciato la versione 5.19
del kernel Linux, che in questo caso implementa delle mitigazioni per combattere la nuova pericolosa vulnerabilità RetBleed, la quale, così come Meltdown e Spectre in passato, sfrutta la branch target injection per intercettare le informazioni sui processori moderni, come quelli delle gamme AMD Zen (fino a Zen 2), nonché Intel Skylake, Kaby Lake e Coffee Lake. Altre importanti patch riguardano il filesystem btrfs e il firmware per i controller delle GPU Intel che a volte disabilitava involontariamente i booster grafici su alcuni nuovi processori Intel Alder Lake.

Nelle note di pubblicazione del kernel possiamo trovare un’informazione piuttosto interessante, vale a dire che Linux Torvalds ha usato un notebook Apple MacBook Air M2, una scelta che ha destato una certa curiosità. Torvalds stesso ha scritto:

È qualcosa che aspettavo da molto tempo [sic] e finalmente è realtà, grazie al team Asahi. Abbiamo avuto hardware arm64 con Linux per molto tempo, ma nessuno di questi è stato veramente utilizzabile come piattaforma di sviluppo fino ad ora.

Ovviamente, Torvalds non è passato al “lato oscuro” di macOS, ma ha installato sul suo nuovissimo MacBook Air M2 la distro Asahi Linux. Purtroppo, al momento quest’ultima presenta ancora diversi problemi, ma vedere gente importante come Torvalds utilizzarla non può che far accrescere l’interesse verso questa distribuzione e siamo sicuri che, grazie all’aiuto della community, Asahi Linux potrebbe diventare un’alternativa popolare sui computer Mac equipaggiati con chip Apple Silicon. Per quanto riguarda il futuro, Torvalds ritiene che la versione 5.20 del kernel Linux potrebbe diventare la 6.0, per evitare di “confondersi di nuovo con i grandi numeri”.