Ubuntu 12.10 si è fatto corrompere dal soldo di Amazon?

Ubuntu 12.10 offrirà tra i risultati delle ricerche anche dei collegamenti ai prodotti Amazon. Gli acquisti che andranno a buon fine porteranno un po' di denaro nella casse di Canonical, ma c'è chi grida allo scandalo.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Ubuntu 12.10 offrirà un profonda integrazione con Amazon, e si potranno fare ricerche sul grande negozio online direttamente dal sistema operativo. A Canonical andrà poi una percentuale degli acquisti che si concluderanno tramite Ubuntu. Si tratta di una funzione aggiuntiva relativamente semplice, ma che ha sollevato qualche critica.

A molti utenti non piace infatti l'idea che Ubuntu suggerisca tra i risultati di una ricerca anche l'acquisto di prodotti su Amazon. Risultati probabilmente poco rilevanti se magari si sta semplicemente cercando un file - un'azione che molti di noi fanno decine di volte al giorno.

Risultati Amazon in Ubuntu 12.10

Alcuni si sono lanciati ad affermare persino che Canonical si sta svendendo al marketing, e che Amazon raccoglierà i dati sugli utenti per tracciarne un profilo commerciale più preciso, senza la loro autorizzazione. Accusa che Mark Shuttlework rimanda al mittente: il fondatore di Canonical sottolinea che le ricerche sono gestite dai server dell'azienda, e che il sistema non traccia le abitudini di navigazione degli utenti.

"Non diciamo ad Amazon che cosa cercate. Il vostro anonimato è protetto, perché gestiamo la ricerca in vostra vece. […] Vi fidate già di noi per la sicurezza dei dati, e ci date fiducia a ogni aggiornamento", sono state le parole di Shuttleworth sull'argomento.

E non si tratterebbe nemmeno di pubblicità, perché "stiamo integrando risultati online nella ricerca. Questo non è marketing perché non siamo pagati per mostrare questi elementi, sono semplici risultati Amazon per la ricerca inserita", ha aggiunto l'ex astronauta, per poi concludere dicendo che se si ricevono risultati non rilevanti è perché non si sono inseriti termini di ricerca abbastanza precisi.

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Ad ammorbidire ulteriormente il problema c'è sempre il fatto che sarà possibile disabilitare tutte le  ricerche online in Ubuntu, o usare la linea di comando per eliminare definitivamente i risultati di Amazon, oppure usare un tipo di ricerca diversa.

È stato criticato anche il fatto che i dati di ricerca sono trasmessi senza crittografia: Canonical potrebbe risolvere questo e altri problemi già con la versione 12.10 definitiva, attesa ormai tra pochi giorni. L'obiettivo però è arrivare a un prodotto raffinato con la prossima LTS (Long Term Support), cioè la 14.04 (aprile 2014). Per questo si guarda già al primo dicembre, data in cui vedrà la luce la prima versione 13.04 Alpha, ancora priva di nome in codice.

A prima vista si direbbe che quello tra Canonical e Amazon non sia per nulla un accordo scandaloso. Non sono emerse prove di un'ipotetica violazione della privacy. E dopotutto chi ama la filosofia open source non dovrebbe avere nulla in contrario in un timido tentativo di fare profitto, anche perché il codice di Ubuntu non si scrive certo da solo, né i server si alimentano ad aria.

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Qui però si vanno a toccare le corde più sensibili di alcuni utenti. Almeno in parte le distribuzioni Linux sono la scelta di personaggi un po' sopra le righe, che se non sono la maggioranza sono spesso i più rumorosi: maniaci dell'eteronimia, cuccioli spaventati dai cookie di terze parti, complottisti nascosti in decine d'indirizzi mail avvinghiati in barocchi redirect, nerd incapaci di dimenticare i bulli che li tormentavano, maestri della programmazione determinati a salvare il mondo da sé stesso e logorroici adoratori di forum.  

È un mondo variegato e in continuo movimento: forse però a criticare Canonical, questa volta, è stata la parte peggiore del mondo open source. O forse l'azienda sta davvero tradendo i propri sostenitori. Che cosa ne pensate?