Ultrabook da 15 pollici con SSD obbligatori. Apple se la ride

Intel ha pubblicato le nuove specifiche per gli ultrabook: spessore e dissipazione termica invariati, ma SSD praticamente d'obbligo e apertura a Thunderbolt, touchscreen, GPS, accelerometro e sensori di prossimità. Intanto Tim Cook sorride e assicura che tutti stanno cercando di duplicare il MacBook Air, ma non è così facile. Nell'aria possibili denunce per copia del design.

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a cura di Elena Re Garbagnati

Gli ultrabook si stanno evolvendo: arriveranno presto modelli con Ivy Bridge, con dimensioni che si spingeranno fino a 15 pollici, passando per i 14 pollici che alcuni produttori hanno già preventivato. Alla luce di questa evoluzione Intel ha rivisto le specifiche di questa categoria tenendo conto dell'estensione delle funzionalità. Stando a quanto pubblicato dal sito Fudzilla, c'è in cantiere più di un cambiamento sostanziale.

I prossimi ultrabook potranno avere Thunderbolt

Restano ferme le dimensioni minime, con spessore massimo di 21 millimetri per i prodotti dai 14 pollici in sù, e di 18 millimetri per quelli più piccoli. I prodotti arrivati finora in commercio in Italia sono tutti da 11,6 o da 13,3 pollici, quindi ci siamo abituati a vedere prodotti ultrasottili che facevano del design il punto di forza. Il vincolo più generoso sui prodotti da 14 e più pollici lascia intendere che questa caratteristica si perderà con i top di gamma in arrivo per esempio da Samsung, HP e Acer, per consentire l'inserimento dell'unità ottica e della grafica dedicata.

L'altro punto fermo di Intel è il TDP (Thermal Design Power) di 17 Watt. Gli utenti dovranno anche avere la garanzia che l'autonomia non scenda sotto alle cinque ore (misurata con il benchmark Mobile Mark 2007), anche se l'azienda di Santa Clara caldeggia di mantenersi vicini alla soglia delle 8 ore. La raccomandazione è lodevole, ma ottenerla sarà molto difficile con display da 15 pollici.

Non dovrebbero esserci problemi con i nuovi dettami sulla connettività, che obbligano a predisporre WiDi (WiFi Display), USB 3.0 e/o ThunderBolt: tutti componenti supportati senza problemi da Ivy Bridge. Intel ha inoltre esteso la dotazione, che può contemplare schermi touch, GPS, accelerometro e sensori di prossimità e di luminosità ambientale (ALS), presi in prestito dal mondo tablet.

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È invece una doccia gelata la novità sul sottosistema di archiviazione dati, riguardo a cui Intel sottolinea che non dovrebbe essere basato unicamente su un disco fisso tradizionale. La soluzione era stata scelta da più di un produttore per contenere i costi e abbassare la soglia di prezzo dei modelli di fascia bassa, ma il tempo di ripresa deve essere obbligatoriamente inferiore ai 7 secondi, quindi è praticamente d'obbligo almeno una unità SSD da 16 GB in combinazione con il disco tradizionale. Inoltre il sistema dovrà riconoscere la dotazione ibrida come un volume unico e non divisibile.

In altre parole Intel forza l'uso di memoria flash come cache, per chi non vuole creare computer che usino solo un SSD. Le prestazioni rispetto a un hard disk magnetico migliorano, ma purtroppo aumentano anche i costi. Questa soluzione intermedia, tra l'altro, è possibile proprio grazie alla tecnologia presente su determinati chipset Intel. In altre parole l'azienda in questo modo riesce a spingere la Smart Response Technology di cui è proprietaria.  

Sull'esordio dei nuovi prodotti c'è stato un piccolo caso mediatico, senza fondamento: il Digitimes aveva pubblicato la notizia che l'annuncio dei processori Ivy Bridge era stato ritardato, ma in realtà fonti diverse hanno precisato che i prodoitti della nuova generazione arriveranno in piccoli volumi ad aprile, ma la produzione di massa sarà avviata solo a maggio. Una differenza che si verifica spesso per consentire a rivenditori e produttori di esaurire le scorte dei prodotti più datati.